Sdraiati sotto la finestra della cucina Polkan e Barbos si scaldavano al sole.
Sarebbe stato loro dovere fare la guardia alla casa presso il portone del cortile, però, avendo già ben mangiato e poiché, da cani educati, di giorno non abbaiavano contro nessuno, si misero a parlare un pò di tutto: del loro servizio canino, del male, del bene e, infine, dell'amicizia.. .
- Cosa può esserci di più piacevole,
dice Polkan,
- del vivere cuore a cuore con un amico?
In ogni occasione darsi aiuto reciproco, non dormire e non mangiare senza l'amico, difendere a spada tratta la sua pelle e infine guardarsi l'un
l'altro negli occhi soltanto per cogliere istanti felici?
Non contraddire l'amico, anzi divertirlo, e porre tutta la propria gioia
nella felicità dell'amico?
Ecco, ad esempio, se un'amicizia tale nascesse tra noi, oso affermare che neppur ci accorgeremmo del trascorrere del tempo!
- E che?
È affare fatto!
Gli rispose Barbos.
- Da tempo anche a me dispiaceva che, essendo noi due cani dello stesso cortile, non passassimo giorno senza azzuffarci ...
E per che cosa?
Grazie ai padroni non soffriamo la fame, né siamo allo stretto.
Per di più è cosa vergognosa se pensiamo che fin dal tempo antico la fedele amicizia del cane è portata ad esempio.
Ma amicizia tra i cani, proprio come tra uomini, si può dire che non se ne vede ...
Diamone almeno noi l'esempio ai nostri tempi!
Grida Polkan:
- Qua la zampa!
- Eccola!
E i nuovi amici si abbracciano, si baciano e nella loro gioia
non sanno a chi paragonarsi.
- Oreste mio! 2
- Mio Pilade! 2
- Via l'invidia, la cattiveria!
Proprio in quel momento, sfortunatamente, il cuoco gettò dalla finestra un osso ...
I nuovi amici vi si slanciano sopra a gara!
Dov'è andata a finire la decisione, il patto?
Oreste si batte con Pilade e volano in alto persino ciuffi di pelo!
Alla fine, e a stento, li divisero buttando dell'acqua.