Passione

Aforismi

Come fu seppellito il Tomahawak di guerra

Un vecchio capo governava una tribù di Indiani.
In gioventù era stato un grande guerriero e aveva partecipato a un'infinità di guerre; ma, via via che il tempo passava, era diventato molto, molto più saggio e spesso si chiedeva perché gli Indiani si uccidessero tra di loro.
Un giorno, mentre osservava un gruppo di ragazzi e ragazzine che giocavano, fece questa riflessione:

- Quanti di quei ragazzi riusciranno a invecchiare serenamente con figli e nipoti accanto?
E quanti, invece, morranno per conquistarsi un momento di gloria o strappare uno scalpo a un nemico?
E le ragazze?
Dovranno seguire i loro mariti guerrieri, non avranno una tenda dove vivere tranquille, affronteranno lunghi e pericolosi viaggi e, diventate vecchie, non avranno altro da fare che piangere sugli sposi ed i figli perduti in guerra.


Il capo sospirò e concluse a bassa voce:

- No, no, gli Indiani non sono fatti per combattere e morire, ma per vivere in pace.
Manderò un messaggio alla tribù vicina nostra nemica, invitandola a deporre i tomahawak di guerra.


Ma prima radunò la sua gente e spiegò loro quello che voleva fare.
Tutti si dichiararono entusiasti ma... ma c'era un problema: chi avrebbe portato la proposta di pace?
Gli Indiani di quella tribù potevano non essere d'accordo e uccidere o far prigionieri i messaggeri.
Per quell'incarico si fecero subito avanti due giovani, Mocassino Silenzioso e Corvo Veloce, convinti della bontà dell'idea del capo.
E la mattina seguente partirono.
Cammina, cammina, raggiunsero una foresta buia e cupa e si trovarono davanti una quantità di ostacoli: paludi, cespugli spinosi fittissimi, tronchi d'albero caduti.
Non si scoraggiarono.
Uno si trasformò in lupo, l'altro in gufo e riuscirono a proseguire.
Ripresero la forma umana quando giunsero in vista dell'accampamento nemico; seppellirono le armi e proseguirono.
Il loro arrivo suscitò insieme curiosità e paura, perché appartenevano a una tribù di temuti guerrieri; ma siccome non portavano armi e non avevano il viso dipinto con i colori di guerra, vennero ammessi alla presenza del capo ed ebbero il permesso di trasmettere il messaggio di pace, ascoltati con grande attenzione.
Subito dopo il capo radunò la tribù al completo, guerrieri e donne, vecchi e bambini, e disse loro:

- Accolgo con cuore felice la proposta di pace che mi è stata portata da Mocassino Silenzioso e Cervo Veloce.
Io so bene che cosa significa la guerra: rovina, distruzione e morte.
Se tutte le lacrime versate dalle donne Indiane si riunissero insieme, formerebbero un oceano di dolore.
Se il sangue versato dai guerrieri fosse raccolto in un sol luogo, tutti i nostri fiumi, i laghi e i torrenti si tingerebbero di rosso e strariperebbero.
Se d'ora in poi marceremo sul sentiero di pace invece che su quello di guerra, fame e bisogno scompariranno per sempre, non sarà più versata una goccia di sangue e vivremo in pace e felici.


Tutto il popolo, a parte qualche guerriero ostinato, acclamò a gran voce quelle parole.
E così venne deciso che, tra quattro giorni, le due tribù si sarebbero incontrate a metà strada dai rispettivi accampamenti, avrebbero scavato una gran fossa per seppellirci le scuri di guerra e vivere, da quel momento in poi, in pace ed amicizia.
Mocassino Silenzioso e Cervo Veloce tornarono dal loro capo e quando gli riferirono l'esito della missione, grida di gioia e di sollievo salirono al cielo.
Per tre giorni gli Indiani aspettarono impazienti il grande momento.
La mattina del quarto, vestiti a festa e guidati dal saggio vecchio capo, raggiunsero la radura a metà strada tra i due accampamenti.
Una fossa profonda venne scavata al centro, poi i due capi avanzarono per primi, gettarono nella fossa i loro tomahawak e si strinsero la mano come fratelli.
Tutti gli altri seguirono il loro esempio e quando la fossa fu piena di affilate scuri da guerra, ci sparsero sopra un palmo di terra e ci ballarono sopra.

Lo spettacolo era così bello, così straordinario che il Sole non volle andare a letto, quel giorno, e rimase a lungo ad occhieggiare tra le nubi, felice perché la pace aveva finalmente trionfato.