Passione

Aforismi

Gli alberi di melo

Avevo piantato duecento giovani meli e per tre anni, in primavera e in autunno, avevo zappato la terra intorno e d'inverno avevo avvolto i tronchi con paglia per proteggerli dalle lepri.
Il quarto anno, quando la neve si sciolse, andai a vedere i miei giovani meli.
Durante l'inverno erano cresciuti, la loro corteccia era lucida e piena di linfa, i rametti erano tutti intatti, e alle loro estremità e alle biforcazioni spiccavano boccioli tondi come piselli.
Qua e là le gemme erano già scoppiate e si vedevano gli orli rosati dei petali.
Sapevo che tutti quei boccioli si sarebbero trasformati in fiori e frutti, e mi sentivo felice guardando i miei meli.
Ma quando liberai dalla paglia il primo tronco, vidi che in basso, proprio a fior di terra, la corteccia era stata rosicchiata torno torno sino al midollo in una specie di anello bianco.
Erano stati i topi.
Scoprii un secondo melo, e anche a questo era accaduta la stessa cosa.

Di duecento meli neppure uno era rimasto intatto.
Spalmai i punti rosicchiati con pece e cera; ma quando i meli sbocciavano, i fiori avvizzivano subito e cadevano.
Poi spuntarono delle piccole foglie, ma anche quelle avvizzirono e caddero.
La scorza si raggrinzì e divenne nera.
Di duecento meli me ne rimasero soltanto nove.
Di questi nove la scorza non era stata rosicchiata completamente, e nell'anello bianco ne era rimasta qualche strisciolina.
E su queste striscioline, nei punti in cui la scorza si aprì, si formarono delle escrescenze e i giovani meli, sebbene malaticci, vissero.
Tutti gli altri finirono male; soltanto di sotto ai punti rosicchiati vennero fuori dei germogli, ma inselvatichiti.

La corteccia è per gli alberi ciò che le vene sono per gli uomini: attraverso le vene il sangue scorre nel corpo umano e così attraverso la corteccia scorre nell'albero la linfa e sale ai rami, alle foglie e ai fiori.
Si può svuotare un tronco del tutto, come accade dei vecchi salici, ma, purché sia viva la corteccia, l'albero continua a vivere; se la corteccia però morirà, anche l'albero morirà.

Se all'uomo si tagliassero le vene, egli morirebbe, anzitutto perché il sangue scorrerebbe via e in secondo luogo perché il sangue non potrebbe più circolare per il corpo.
Così anche le betulle seccano quando i ragazzi incidono la corteccia per berne la linfa, e tutta la linfa scorre via.
E così i miei meli sono morti perché i topi hanno mangiato la corteccia e la linfa non aveva più modo di passare dalle radici ai rami, alle foglie e ai fiori.