Dopo mill'anni di spietata guerra
Pecore e Lupi fecero la pace,
e fu un atto bellissimo fraterno:
perché se ai Lupi piace
qualche volta mangiar le pecorelle,
dei Lupi colla pelle
fanno i pastori gli abiti da inverno.
Quell'esser sempre in pena ed in paura
al pascolo, alla caccia, era un tormento,
mentre la pace adesso li assicura.
Dànno i Lupi in ostaggio i lupicini,
dàn le Pecore i cani. L'istrumento
col processo verbale
è redatto per via di commissari
nei modi regolari,
e questa fu la pace universale.
Non molto dopo, quelli,
ch'eran Lupi piccini, ecco diventano
Lupi grossi, di sangue e carne ingordi.
Un dì colto il momento
che i pastori parevan più balordi,
saltano addosso ai poveri fratelli,
a preferenza i più pasciuti e belli,
e li ammazzano tutti a tradimento.
Poi fuggono nei boschi ed ai lontani
parenti dato avviso,
anche i cani mi ammazzan detto fatto,
che riposavan sul firmato patto.
La strage fu sì lesta
che per morir nessuno alzò la testa.
Amici troppo buoni e confidenti,
è la pace una bella e santa cosa,
ma sol per chi ci crede.
Invece colla gente senza fede
meglio è la guerra ed il mostrare i denti.
I lupi, che facevano la posta a un gregge di pecore, non riuscivano ad impadronirsene a causa dei cani che lo sorvegliavano, e allora decisero di ricorrere all’astuzia per raggiungere il loro scopo.
Mandarono ambasciatori alle pecore, e chiesero la consegna dei cani, affermando che erano essi i responsabili delle loro relazioni ostili.
Una volta che li avessero in mano, la pace avrebbe regnato tra di loro.
Le pecore, senza sospettare quel che le aspettava, consegnarono i cani; e i lupi, una volta padroni di questi, sterminarono senza difficoltà il gregge rimasto indifeso.
Morale della favola
Così anche quegli Stati che consegnano senza difficoltà i loro capi, anch’esse rapidamente sono in mano ai nemici.