Una tribù di Indiani viveva in un grande villaggio ai bordi della prateria.
Le tende erano fatte con pelli di bisonte, i mocassini erano di cuoio di bisonte, le donne cucivano gli abiti con aghi ricavati da ossa di bisonte, la carne di bisonte era il cibo di tutti i giorni.
E un Bisonte Bianco era il totem della tribù, cioè il suo amico, signore e protettore. Al centro del villaggio c'era una statua intagliata nel legno, che lo raffigurava. Nessuno aveva mai visto un bisonte bianco.
Nella prateria abbondavano bisonti adulti con il mantello scuro e lanoso, giovani vitelli dalla pelliccia giallognola, ma del bisonte bianco
neanche l'ombra.
I vecchi della tribù raccontavano che era apparso una volta soltanto ed aveva guidato gli uomini nella più grande caccia che mai si fosse veduta nel paese degli Indiani; poi era scomparso dentro una nuvola bianca come il
suo mantello.
Questo era avvenuto centinaia e centinaia di anni prima, ma il ricordo della straordinaria apparizione era rimasto vivo nelle leggende che si raccontavano intorno al fuoco.
Al totem del Bisonte Bianco i cacciatori sacrificavano le prede più belle, chiedendo protezione e cibo in abbondanza e sempre venivano esauditi. Il villaggio si ingrandiva, non si conosceva la fame, tutti vivevano in pace.
Un giorno, uno dei più bravi cacciatori della tribù, Hawaka, si aggirava nella prateria alla ricerca di qualcosa di buono per il pranzo,
quando vide all'orizzonte una nuvola di polvere che si avvicinava veloce e che di sicuro era sollevata da una mandria di bisonti in marcia.
Allora si nascose in fretta tra i cespugli di una collinetta e attese.
La grande mandria al galoppo si dirigeva proprio verso di lui e, per un momento, Hawaka temette di venire travolto e ucciso.
Invece, ai piedi della collina gli animali si fermarono di botto e cominciarono a pascolare tranquillamente.
Pian piano la polvere si diradò e Hawaka, sbalordito, vide un enorme bisonte bianco che spiccava in mezzo agli altri.
Dapprima il cuore gli balzò nel petto per la sorpresa, poi un'idea
si fece strada nel suo cervello: e se avesse ucciso quel favoloso bisonte bianco?
Una preda così capitava una volta soltanto!
L'ambizione accecava il cacciatore e gli fece dimenticare che il Grande Bisonte Bianco era sacro per la sua tribù.
Non pensò a quello che sarebbe potuto accadere in seguito, voleva
solo uccidere!
Così afferrò arco e frecce, prese la mira, tirò.
Si udì un rombo terribile di tuono, un lampo saettò nel cielo sereno, la terra tremò. Il Bisonte Bianco cadde a terra, morto stecchito, e la mandria fuggì via, come impazzita.
Hawaka si avvicinò all'enorme corpo immobile e lo scuoiò. La pelliccia era bellissima, la più bella che si potesse immaginare, bianca e soffice, sembrava fatta di neve.
Passato il primo momento di eccitazione, però, Hawaka cominciò a riflettere. E non erano riflessioni allegre.
- Che cosa ne faccio, di questa pelliccia?
Non posso portarla al villaggio, sarei cacciato via per sempre perché le leggi degli Indiani dicono che gli animali protettori di una tribù sono sacri!
Oh, sono stato uno sciocco!
Pensa e ripensa a come togliersi dai guai, alla fine Hawaka scavò una gran buca per terra, seppellì la candida pelliccia e se ne tornò al villaggio come niente fosse.
Anche gli altri cacciatori tornarono ma, guarda caso, quel giorno nessuno era riuscito ad uccidere qualcosa: non un cervo, un'antilope, una lepre... neanche un misero topo di prateria.
La stessa cosa accadde nei giorni seguenti: gli uomini rientravano al villaggio a mani vuote e non c'era niente da mettere sui fuochi.
E arrivò la fame.
I cacciatori, sempre più deboli, continuarono ad uscire nella prateria, ma non c'era traccia di animali in tutto il territorio della tribù.
I fuochi restavano spenti, le pentole vuote.
Allora lo stregone decise di rivolgere una preghiera speciale al totem del Bisonte Bianco.
Venne acceso un gran fuoco davanti alla statua di legno e lo stregone vi gettò sopra un pizzico di erbe magiche, mormorando le parole di un incantesimo.
Tutta la tribù aspettava in silenzio.
Dalle erbe si alzò un fumo acre e il totem parlò, con voce cavernosa e arrabbiata.
Disse:
- Il Grande Bisonte Bianco è in collera con la sua tribù. Un cacciatore lo ha abbattuto ed ha sepolto la sua pelliccia nella prateria.
I corvi l'hanno dissotterrata e dispersa al vento.
Fino a quando tutti i peli di quella pelliccia non verranno ritrovati, il Bisonte Bianco non proteggerà più la tribù, non gli manderà più animali da cacciare e la gente morirà di fame.
La voce tacque e il fuoco si spense.
La popolazione del villaggio, uomini, donne, vecchi, bambini, raccolte le ultime forze, si sparpagliò nella prateria per cercare i peli della pelliccia del Grande Bisonte Bianco.
Ne trovarono tra i rami degli alberi, nei nidi degli uccelli, tra le erbe vicino al fiume, nelle cavità dei tronchi secchi.
Li raccolsero uno ad uno e li portarono allo stregone. Tutti insieme i peli formavano un enorme mucchio soffice e bianco.
Allora lo stregone accese di nuovo un fuoco davanti al totem, vi gettò un pizzico di erbe magiche e mormorò le parole di un potente incantesimo.
Dalle erbe si alzò un fumo acre e di nuovo la voce cavernosa e arrabbiata parlò.
- Non tutti i peli della pelliccia sono stati
ritrovati.
Mancano quelli della coda e il Grande Bisonte Bianco è ancora in collera con la tribù.
E la gente, sempre più stanca e affamata, si mise a cercare disperatamente quei peli.
Ma erano introvabili.
Il tempo passava, la disperazione cresceva.
Una sera, al tramonto, un bambino, stanco di non trovare niente, e debole debole perché da un bel po' di tempo non mangiava, si raggomitolò vicino alla tana di una talpa e si mise a piangere.
La talpa lo sentì e uscì all'aperto.
- Perché piangi, bambino?
Chiese.
E il bambino rispose:
- Un cacciatore stolto e malvagio della mia tribù ha ucciso il Grande Bisonte Bianco ed ha sepolto la sua pelliccia.
Poi i corvi l'hanno dissotterrata e dispersa al vento.
- Brutto affare.
Borbottò la talpa.
- Eh, proprio così.
Il Grande Bisonte Bianco non manderà più animali da cacciare nella
prateria finché non sarà stato ritrovato ogni pelo della sua pelliccia; ma quelli della coda sono scomparsi, non sappiamo più dove cercare.
Così, se non li troviamo, moriremo tutti di fame, al villaggio.
- Un momento, un momento,
Disse la talpa.
- Che aspetto hanno i peli della coda del Grande Bisonte Bianco?
- Sono candidi, lucenti e molto lunghi; più
lunghi di quelli del resto della pelliccia.
- Aspetta un pò...
La talpa rientrò nella sua tana e ne uscì poco dopo portando tra le zampine un ciuffo di peli lunghissimi, candidi e lucenti come argento.
- Sono forse questi?
Chiese.
- Li ho trovati vicino al fiume, qualche giorno fa, e li ho presi per rendere più morbido e confortevole il nido per i miei figliolini che nasceranno tra poco tempo.
- Sì, sono proprio questi!
Gridò il bambino.
Li afferrò e, senza neanche ringraziare la talpa, corse a perdifiato fino al villaggio per consegnarli allo stregone.
Ancora una volta lo stregone accese un fuoco davanti al totem, vi gettò un pizzico di erbe magiche e mormorò le parole dell'incantesimo.
Dalle erbe si alzò un fumo acre e, ancora una volta, udì la voce cavernosa e arrabbiata.
- Il Grande Bisonte Bianco non è ancora
soddisfatto.
Prima che gli animali tornino nella prateria, prima che la fame non tormenti più la gente del villaggio, le donne dovranno tessere tutti i peli, uno ad uno, in modo da formare una morbida pelliccia uguale a quella che i corvi hanno disperso al vento.
Immediatamente le donne si misero a tessere.
Ci vollero quattro giorni e quattro notti di lavoro senza sosta e alla fine la pelliccia fu pronta.
Allora lo stregone accese il solito fuoco davanti al totem, vi gettò sopra le solite erbe magiche e mormorò le solite parole dell'incantesimo.
Dalle erbe si alzò la solita nuvola di fumo e si alzò la solita voce.
Ma questa volta non era più carvernosa e arrabbiata.
- Ora la pelliccia è di nuovo completa.
Ponetela sopra il totem e lasciatela lì per sempre.
Quanto a Hawaka, il colpevole di tutto questo, che sia cacciato dalla tribù e che viva per tutta la vita solo e disprezzato da tutti.
Mai più le sue frecce potranno colpire un animale e dovrà vivere di carità.
E così fu.
Gli animali tornarono a frotte nella prateria, nessuno soffrì più la fame e tutti furono felici, salvo il malvagio Hawaka, costretto a vagare da un villaggio all'altro chiedendo l'elemosina di un boccone di cibo, lui che era stato così
ambizioso e pieno di sé da sfidare addirittura il Grande Bisonte Bianco!