Un contadino seminò dell'avena.
Un giovane cavallo, vedendo questo, borbottò fra sé con tono sentenzioso:
- Quanta avena ha buttato qua!
E poi dicono che gli uomini sono più intelligenti di noi!
Cosa c'è di più insensato e ridicolo che darsi la pena di rivoltare un campo intero per poi sparpagliarvi su l'avena inutilmente?
Almeno l'avesse messa nella greppia per me o per il baio ...
O avesse pensato di buttarla alle galline, tutto sarebbe stato più ragionevole.
Anche se l'avesse messa in serbo l'avrei compreso, pur rilevandone l'avarizia.
Ma buttarla via per nulla! ...
Questa è proprio una sciocchezza.
Verso l'autunno, però, si fece il raccolto dell'avena e proprio grazie ad esso il contadino poté continuare a nutrire il cavallo.
Lettore!
Senza dubbio tu non approvi il modo di ragionare del cavallo.
Ma dall'antichità, ed anche ai nostri giorni, non è vero che l'uomo osa giudicare, in modo temerario, i voleri della Provvidenza, di cui, nella sua stolta cecità non vede né i fini né le vie?