Un marito era pazzo innamorato,
innamorato, intendo, di sua moglie,
ma si credeva un uomo disperato
e sfortunato in tutte le sue voglie,
ché sempre ad ogni dolce tenerezza
la moglie rispondea colla freddezza.
Mai d'uno sguardo e mai d'una parola,
mai d'un sorriso rispondea la bella
e mai con ciò che gli uomini consola.
Onde il marito si credea da quella
mal tollerato e a stento compatito,
ed io lo compatisco... era marito!
Non la prendeva ei già col matrimonio,
anzi ne ringraziava ognor gli dèi,
ma coll'amor l'avea, tristo demonio
che turba anche la pace agli Imenei,
amor che non invecchia, anzi è peggiore
nel matrimonio che non sia di fuore.
La donna era sì fatta e di tal gelo,
che non avea mai stretto in caldo amplesso
colui che a fianco aveale posto il cielo.
E di ciò ei ne piangea fra se stesso
una notte, quand'ecco fu interrotto
da un ladro che tentava aprir di sotto.
Per paura del ladro (e Dio vel dica
se fu grande spavento) entro le braccia
la fredda sposa ahimè! troppo pudica,
del marito, tremando, ecco si caccia:
lieto costui lasciò che il suo buon ladro
la sua casa mettesse anche a soqquadro.
- O ladro, e che tu sia sempre lodato! -
dicea piangendo, - ché se tu non eri,
davver io non avrei giammai provato
questo grande piacere dei piaceri -.
Il ladro (gente spiccia e di man schietta)
fece la casa del più bello netta.
Traggo da questa istoria la morale
che la paura d'ogni sentimento
è il più potente ed ha una forza tale
che sull'amor la vince e sul talento,
ma vinta dall'amor mi si assicura
fu qualche volta anch'essa la paura.
Si narra che in Ispagna fu un patrizio,
che per poter la sua donna abbracciare,
dié fuoco al suo palazzo e a precipizio
dalle fiamme colei corse a salvare.
Fu tratto di gran cor, se non è fola,
e degno inver d'un'anima spagnola.