Un giorno ero in cortile e stavo guardando un nido di rondini sotto il tetto.
Entrambe le rondini volarono via e il nido rimase vuoto.
Mentre erano assenti, dal tetto scese a volo un passero, saltò verso il nido, si guardò attorno, agitò le alucce e si ficcò dentro; poi mise fuori la testolina e mandò un pigolio.
Poco dopo una delle rondini tornò al nido.
Vi entrò ma, visto l'ospite, emise un lamento, sbatté le ali e volò via.
Il passero restava dov'era e cinguettava.
D'un tratto giunse a volo un gruppo di rondini: si avvicinarono una dopo l'altra al nido come per dare una occhiata al passero, e poi ripresero il volo.
Il passero, per nulla intimorito, girava la testolina di qua e di là e cinguettava.
Tornarono un'altra volta le rondini al nido, fecero qualcosa, e un'altra volta volarono via.
Non invano esse erano venute: ognuna portava nel becco un po’ di fango, e a poco a poco turavano l'apertura del nido.
Ancora una volta volarono via e ancora una volta ritornarono, continuando a turare il nido la cui apertura si faceva sempre più stretta, sempre più stretta.
Da principio si vedeva tutto il collo del passero, poi solo la testolina, poi il beccuccio e poi non si vide più niente; le rondini lo avevano completamente murato nel nido.
Allora presero il volo e stridendo cominciarono a girare attorno alla loro casa.