Rico era un gran pigrone, e benché non avesse altro da fare che portare tutti i giorni al
pascolo la capra, tuttavia la sera, finita la sua giornata, tornava a casa sospirando:
- È in verità un gran peso e una bella fatica, portar questa capra al pascolo, giorno dopo giorno, fino ad autunno
inoltrato!
Se almeno ci si potesse sdraiare e dormire!
Ma no, bisogna tenere gli occhi aperti, perché non danneggi le giovani piante, non entri in un giardino attraverso la siepe e magari non scappi.
Come si fa a stare in pace e godersi la vita?
Si mise a sedere, raccolse i suoi pensieri e andava ruminando come togliersi quel peso dalle spalle. Per un bel po', continuò a meditare invano, ma ad un tratto fu come se gli cadesse una benda dagli occhi.
- So quel che ho da fare!
esclamò,
- Sposo la grassa Trina; ha una capra anche lei, e insieme con quella può pascolare anche la mia, e io non ho
più bisogno di strapazzarmi.
Allora Rico si alzò, mise in moto le sue stanche membra e attraversò la strada; così distante era la via dove abitavano i genitori della grassa Trina; e chiese la mano della loro virtuosa e diligente figliola.
I genitori non ci pensarono sopra un pezzo.
- Dio li fa e poi li accompagna!
dissero, e diedero il loro consenso.
Così la grassa Trina si maritò con Rico e portò al pascolo tutte e due le capre. Rico si dava bel tempo, non doveva riposarsi che della sua pigrizia.
Ogni tanto andava anche lui al pascolo e diceva:
- È soltanto per goder di più il riposo; se no, non ci si trova più gusto.
Ma la grassa Trina non era meno pigra di lui.
- Caro Rico,
disse un giorno,
- perché dobbiamo avvelenarci la vita e rovinarci i più begli anni della gioventù?
Queste due capre, che, a forza di belare, ogni mattina ci rompono il sonno sul più bello, non è meglio darle al nostro vicino, che ci dia in cambio un alveare?
L'alveare lo mettiamo dietro casa, in un posto soleggiato, e non ce ne curiamo più.
Le api, non occorre custodirle e menarle al pascolo; volan fuori, trovan da sé la via di casa e raccolgono il miele, senza darci il minimo disturbo.
- Hai parlato da donna sensata,
rispose Rico,
- è una proposta da metter subito in atto; e poi, il miele è più gustoso e più nutriente del latte di capra e si può conservar più a lungo.
Il vicino diede ben volentieri un alveare in cambio delle capre.
Le api volavano instancabilmente su e giù, dal mattino presto a tarda sera, e riempirono l'alveare di bellissimo miele, così che d'autunno Rico potè ricavarne un bell'orcio.
Lo misero su un'asse, fissata in alto al muro della loro camera, e siccome temevano che potessero rubarglielo o che ci capitassero i topi, Trina andò a prendere un grosso bastone di nocciolo, e lo mise accanto al letto, per averlo a portata di mano senza doversi alzare inutilmente, così da scacciar gli intrusi senza scomodarsi.
Il pigro Rico non voleva mai alzarsi prima di mezzogiorno e diceva:
- Chi si leva di mattina, spreca la sua fortuna.
Una volta, che se ne stava ancora a letto a giorno chiaro e si riposava della lunga dormita, disse a sua moglie:
- Alle donne piace il dolce, e tu continui ad assaggiare il miele: prima che te lo sia mangiato tutto da sola, è meglio venderlo per comprare un'oca con un papero.
- Ma non prima di avere un bambino che la guardi!
replicò Trina.
- Devo forse affannarmi coi paperi, e sprecar per niente le mie forze?
- Credi forse che il ragazzo guarderebbe le oche?
disse Rico.
- Oggigiorno i figli non obbediscono più: fan sempre di testa loro, perché credono di aver più senno dei genitori, proprio come quel servo che doveva cercar la vacca e correva dietro a tre merli.
- Oh,
rispose Trina,
- guai a lui, se non farà quel che dico!
Prenderò un bastone e gliene darò tante, da conciarlo per il dì delle feste! Guarda, Rico,
gridò infervorata, e afferrò il bastone con cui voleva scacciar i topi,
- guarda come lo picchierei!
Levò il braccio, ma disgraziatamente colpì il vaso di miele sull'asse.
L'orcio batté contro il muro, e venne giù a pezzi, e il bel miele colò sul
pavimento.
- Oca e papero son bell'e andati,
disse Rico,
- e non occorre più custodirli.
Fortuna che l'orcio non mi è caduto in testa!
C'è proprio da esser contenti della sorte!
E vedendo ancora un po' di miele in un coccio, allungò la mano e disse tutto soddisfatto:
- Godiamoci questo piccolo avanzo, moglie, e poi riposiamoci un po' dello spavento patito.
Che importa se ci alziamo un po' più tardi del solito?
La giornata è pur sempre lunga abbastanza!
- Sì,
rispose Trina,
- si arriva sempre a tempo.
Sai che una volta la lumaca fu invitata a nozze, si mise in cammino, ma arrivò al battesimo.
E davanti alla casa le capitò di cascar giù dalla siepe, e disse:
"Maledetta la mia fretta!".