Passione

Aforismi

Il saggio Hiawatha

Nel cuore del territorio degli Indiani, in mezzo a una foresta sconfinata, si stendeva un lago che veniva usato come se fosse la piazza di un mercato.
La gente vi giungeva dai luoghi più lontani e sulla sua superficie non si contavano le canoe cariche di pelli, di coperte, di erbe e frutta, di cacciagione.
E, come in ogni piazza del mercato, c'erano discussioni, litigi, urla.
Un giorno le discussioni e i litigi erano più forti del solito quando in mezzo al lago comparve una canoa candida come la neve appena caduta.
Dentro c'era un Indiano alto, dall'aspetto maestoso che incuteva soggezione.
Lo sconosciuto guardò le facce rosse di collera degli Uomini Rossi e chiese con voce profonda:

- Perché litigate?

Passata la sorpresa per quella straordinaria apparizione, tutti si precipitarono a dire le loro ragioni.

- Non mi servono pelli di castoro in cambio del mio prezioso sale!
Le coperte che questo cacciatore mi offre sono tarmate, piene di buchi!
Io non posso vendere frecce a quest'uomo, ne ho appena a sufficienza per me.
E i mocassini che propone in cambio non mi interessano.


Lo sconosciuto alzò una mano per far tacere quella folla turbolenta e disse:

- Smettetela di agitarvi come un mucchio di vecchie comari e ascoltatemi, piuttosto, perché io sono venuto proprio per aiutarvi.

Si fece un gran silenzio e l'Indiano dall'aspetto maestoso riprese:

- Portate le vostre canoe a riva e tiratele in secco.
Tutte, anche la mia.


Non appena gli ebbero obbedito, saltò a terra ed alzò le braccia al cielo. Istantaneamente il Sole si nascose tra le nubi e la sua luce si oscurò.
No, non erano le nubi a oscurarlo, ma migliaia e migliaia di anitre, stormi senza fine, che si posarono sul lago e cominciarono a bere.
Quando si furono dissetate, volarono via e il loro posto fu preso da altre, innumerevoli come i granelli di sabbia nel deserto.
In men che non si dica non ci fu più una goccia d'acqua nel lago.
Allora anche gli ultimi stormi di anitre ripresero il volo e scomparvero all'orizzonte.

- Io sono Hiawatha

Disse lo sconosciuto agli Indiani.

- Vi ho portato delle monete che potrete usare per vendere e comprare nel modo giusto le vostre merci.
Guardate!


E indicò il lago asciutto.
Sul fondo c'erano migliaia e migliaia di conchiglie lucenti.

- Con quelle conchiglie,

riprese Hiawatha,

- potrete fare tutti i vostri affari; ma prima dovete lisciarle e arrotondarle, poi le infilerete come i grani di una collana e questa collana si chiamerà wampum.

Gli Indiani raccolsero tutte le conchiglie dal lago, e le lisciarono, le arrotondarono, le infilarono come grani di una collana.
Ciascuno ebbe il suo wampum e tutti ripresero a contrattare.
Dieci conchiglie per una pelle di bisonte.
Quattro conchiglie per una pelle di castoro.
Due conchiglie per un sacchetto pieno di granturco.
Sei per un cervo giovane e tenero.
E così via.

In principio ci fu qualche piccola discussione, ma poi tutto si calmò.
Le conchiglie-monete funzionavano a meraviglia.
D'un tratto il cielo si rannuvolò e cominciò a piovere senza un attimo di sosta. Prima di notte il lago era di nuovo colmo d'acqua.
Gli Indiani tornarono ai loro villaggi, Hiawatha si costruì una capanna in cima a una collina. Ma non rimase a lungo solo.
La fama della sua saggezza era volata in tutto il paese e ogni giorno arrivava gente per chiedere un consiglio, un aiuto, un conforto.
Agli Indiani il saggio Hiawatha insegnò molte cose. E, specialmente, a stare uniti, a dimenticare le guerre che mettevano una tribù contro l'altra, ad amare la pace.
Per molti anni Hiawatha rimase nella sua capanna in cima alla collina poi, un giorno, chiamò la sua candida canoa, che giunse volando nell'aria senza che i remi si muovessero, vi salì sopra e scomparve per sempre.
Ma per sempre restò il ricordo di quello che lui aveva fatto per il paese degli Indiani e da allora la leggenda del saggio Hiawatha si tramanda di padre in figlio, da nonno a nipote, alla luce dei fuochi da bivacco accesi nelle grandi praterie.