Il Re era un uomo che faceva la sua figura davanti al mondo; il suo sorriso era dolce come il trifoglio, ma, dentro, la sua anima era piccina come un pisello.
Aveva due figli; e il più giovane era un ragazzo secondo il cuor suo, ma il maggiore era uno ch'egli temeva.
Accadde una mattina che il tamburo sonò prima ancora del far del giorno; e il Re cavalcò coi suoi figli e con un bel corteggio.
Cavalcarono due ore, e arrivarono ai piedi d'una montagna bruna ch'era molto erta.
- Dove cavalchiamo?
Disse il figlio maggiore.
- Oltre questa montagna bruna.
Disse il Re, e sorrise tra sé.
E cavalcarono per altre due ore, e arrivarono sulla riva d'un fiume nero che era meravigliosamente profondo.
- E dove cavalchiamo?
Domandò il figlio maggiore.
- Oltre questo fiume nero.
Disse il Re, e sorrise tra sé.
- Mio padre sa quello che fa.
Disse il figlio minore.
E cavalcarono per tutto quel giorno, e verso l'ora del tramonto giunsero alla riva d'un lago, dove c'era un grande castello.
- È qui che cavalchiamo,
disse il Re,
- alla casa di un Re sacerdote, e una casa nella quale imparerete molto.
Alle porte del castello, il Re che era sacerdote venne loro incontro, e al suo fianco era sua figlia, ed era bella come l'aurora, e sorrideva e teneva gli occhi bassi.
- Questi sono i miei due figli.
Disse il primo Re.
- E questa è mia figlia.
Disse il Re che era sacerdote.
- È meravigliosamente bella,
disse il primo Re,
- e mi piace il suo sorriso.
- Son due ragazzi meravigliosamente cresciuti,
disse il secondo,
- e mi piace la loro gravità.
E allora i due Re si guardarono, e dissero:
- Può essere che la cosa accada.
E intanto i due ragazzi guardavano la giovane, e uno si fece pallido e l'altro arrossì; e la giovane tenne gli occhi bassi e sorrise.
- Ecco la giovane che sposerò.
Disse il maggiore.
- Perché credo che mi abbia sorriso.
Ma il minore tirò il padre per la manica.
- Padre,
disse,
- una parola all'orecchio.
Se ho favore agli occhi vostri, non potrei sposare questa giovane?
Perché mi pare che mi sorrida.
- Una parola al vostro orecchio.
Disse il Re suo padre.
- Chi aspetta fa buona caccia, e quando i denti sono stretti la lingua è a casa sua.
Ora erano giunti al castello, e vi fecero festa; ed era una grande casa, e i ragazzi erano stupefatti; e il Re che era sacerdote sedette a capotavola e rimase in silenzio, e i ragazzi furono pieni di reverenza; e la giovane li servì sorridendo e con gli occhi bassi, e i loro cuori ne furono lieti.
Prima che facesse giorno, il maggiore s'alzò, e trovò la giovane che tesseva, perché era una ragazza diligente.
- Ragazza,
le disse,
- vi sposerei volentieri.
- Dovete parlare a mio padre.
Gli rispose; e abbassò gli occhi sorridendo, e fu simile a una rosa.
- Il suo cuore è con me.
Disse il figlio maggiore, e se ne andò verso il lago e cantò.
Poco dopo, venne il figlio minore.
- Ragazza,
disse,
- se i nostri genitori fossero d'accordo, mi piacerebbe molto sposarvi.
- Potete parlare con mio padre.
Gli rispose; e abbassò gli occhi sorridendo, e divenne simile a una rosa.
- È una figlia obbediente,
disse il figlio minore,
- e sarà una moglie obbediente.
E poi pensò:
- Che cosa debbo fare?
E si ricordò che il padre di lei era sacerdote; perciò andò nel tempio, e sacrificò una donnola e una lepre.
Subito la nuova si sparse; e i due ragazzi e il Re furono chiamati alla presenza del Re che era sacerdote dove sedeva sull'alto seggio.
- Poco mi curo degli ornamenti,
disse il Re che era sacerdote,
- e poco del potere.
Perché viviamo qui tra l'ombra delle cose, e il cuore duole a vederle.
E stiamo qui nel vento, come una veste ad asciugare, e il cuore è stanco del vento.
Ma una cosa io amo, e questa è la verità; e per una cosa darò mia figlia, e questa è la pietra di paragone.
Perché alla luce di quella pietra ogni parvenza se ne va, e l'essenza si mostra, e tutte le altre cose non valgon nulla.
Perciò, ragazzi, se volete sposare mia figlia, via, a piedi, e portatemi la pietra di paragone, perché questo è il prezzo di lei.
- Una parola al vostro orecchio.
Disse il figlio minore a suo padre.
- Credo che possiamo far molto bene a meno di questa pietra.
- Una parola al vostro orecchio.
Disse il padre.
- La penso come voi, ma quando i denti sono stretti la lingua e a casa sua.
Ma il figlio maggiore si levò, e chiamò il Re che era sacerdote col nome di padre.
- Perché, ch'io sposi o no la giovane, vi chiamerò con questo nome per amore della vostra saggezza; e subito cavalcherò per il mondo alla ricerca della pietra di paragone.
E così disse addio, e cavalcò nel mondo.
- Credo che andrò anch'io,
disse il figlio minore,
- se mi darete il vostro permesso.
Perché il mio cuore è per la giovane.
- Verrete a casa con me.
Disse suo padre.
Così tornarono a casa, e quando furono al castello il Re portò il figlio nel tesoro.
- Qui,
disse,
- è la pietra di paragone che mostra la verità; perché non c'è altra verità che la semplice verità; e se guarderete qui, vi vedrete come siete.
E il figlio minore guardò e vide il suo volto come il volto d'un giovane imberbe, e fu abbastanza contento; perché la cosa era un pezzo di specchio.
- Questa non è cosa da farne gran rumore,
disse,
- ma se mi servirà a ottenere la giovane, non mi lamenterò.
Ma come è sciocco mio fratello a cavalcare per il mondo, mentre questa pietra era in casa!
Così tornarono all'altro castello, e mostrarono lo specchio al Re che era sacerdote; e quando vi si fu guardato e si fu veduto come Re, ed ebbe veduto la sua casa come la casa d'un Re, e tutte le cose com'erano, gridò alto e benedisse Iddio.
- Perché adesso so,
disse,
- che non c'è altra verità che la semplice verità; e sono davvero un Re, sebbene il mio cuore avesse dei dubbi.
E demolì il tempio e ne costruì uno nuovo; e poi il figlio minore sposò la giovane.
Intanto il figlio maggiore cavalcava nel mondo per trovare la pietra di paragone della prova della verità; e ogni volta che arrivava in un luogo abitato domandava agli uomini se ne avessero sentito parlare.
E dovunque gli uomini gli rispondevano:
- Non soltanto ne abbiamo sentito parlare, ma noi soli, tra tutti gli uomini, la possediamo, ed è appesa nell'angolo del camino ancor oggi.
Allora il figlio maggiore si rallegrava e pregava che gliela mostrassero.
E a volte era un pezzo di specchio, che mostrava l'apparenza delle cose; ed egli diceva:
- Non può essere questa, perché non sarebbe che apparenza.
E a volte era un pezzo di carbone, che non mostrava nulla; e allora diceva:
- Questo non può essere, perché almeno nell'altra c'è l'apparenza.
E a volte era davvero una pietra di paragone, di bel colore, lucida e polita, e la luce vi abitava; e, quando la trovava, pregava che gliela dessero, e la gente di quel luogo gliela dava, perché tutti gli uomini erano generosi di quel dono; sì che alla fine ne ebbe la bisaccia piena, e le pietre tintinnavano quand'egli cavalcava; e quando si fermava a lato della strada le tirava fuori e le provava, fin che la testa gli girava come le vele d'un mulino a vento.
- Accidenti a questa faccenda!
diceva il figlio maggiore,
- perché non vedo che abbia fine.
Ecco qui la rossa e l'azzurra e la verde; e mi paion tutte eccellenti, eppure l'una fa vergogna all'altra.
Accidenti a quest'affare! Se non fosse per il Re che è sacerdote e che ho chiamato padre, e se non fosse per la bella giovane del castello che fa cantare la mia bocca e mi dà gioia al cuore, le butterei tutte nel mare salato e me ne andrei a casa a fare il Re come l'altra gente.
Ma era come il cacciatore che ha veduto un cervo su un monte; e la notte può cadere, e il fuoco accendersi, e le lampade possono splendere nella sua casa, ma il desiderio di quel cervo è unico nel suo cuore.
Dopo molti anni il figlio maggiore giunse alla riva del mare salato; ed era notte, e il luogo era selvaggio, e alto era il muggito del mare.
Vide una casa, e un uomo v'era seduto alla luce d'una candela, perché non aveva fuoco.
Il figlio maggiore gli si avvicinò, e l'uomo gli diede acqua da bere, perché non aveva pane; e accennava col capo quando gli parlavano, perché non aveva parole.
- Avete la pietra di paragone della verità?
Domandò il figlio maggiore; e quando l'uomo crollò il capo.
- Avrei dovuto saperlo,
esclamò il figlio maggiore,
- ne ho qui una bisaccia piena!
E nel dir questo rise, sebbene il cuore gli pesasse nel petto.
E a queste parole anche l'uomo rise, e al soffio del suo riso la candela si spense.
- Dormite,
disse l'uomo,
- perché, adesso, mi pare abbiate fatto strada abbastanza; e la vostra ricerca è finita, e la mia candela è spenta.
Quando venne il mattino, l'uomo gli mise in mano un sassolino chiaro, che non aveva bellezza, né colore; e il figlio maggiore lo guardò con disprezzo e scosse il capo; e se ne andò, perché gli pareva cosa da poco.
Cavalcò tutto quel giorno, e il suo animo era tranquillo, e il desiderio della ricerca era pacificato.
- E se questo povero sassolino fosse la pietra di paragone, dopo tutto?
Disse: e scese da cavallo, e vuotò la bisaccia sulla strada.
Ora, l'una alla luce dell'altra, tutte le pietre di paragone perdettero il colore e il fuoco, e scolorirono come le stelle al mattino; ma alla luce del sassolino la loro bellezza ritornava; soltanto, il sassolino era il più lucente.
E il figlio maggiore si batté la fronte.
- E se la verità fosse questa?
Esclamò.
- Che in tutte è un pò di verità?
E prese il sassolino, e ne volse la luce al cielo, che si fece profondo come un pozzo intorno a lui; e la volse alle montagne, e le montagne erano
fredde e dirupate, ma la vita scorreva nei loro fianchi, sì che la sua vita ne ebbe un sobbalzo; e la volse nella polvere, e guardò la polvere con gioia e terrore; e la volse su di sé, e s'inginocchiò e pregò.
- Ora, Dio sia ringraziato,
disse il figlio maggiore,
- ho trovato la pietra di paragone; e posso voltare il cavallo e cavalcare verso casa, dal Re e dalla giovane del castello che fa cantare la mia bocca e che mi dà gioia al cuore.
E quando giunse al castello vide bambini giocare presso la porta dove il Re gli era venuto incontro un tempo; e questo diminuì il suo piacere, perché pensò in cuor suo:
- È qui che i miei bambini dovrebbero giocare.
E quando fu nella sala, vi trovò il fratello sull'alto seggio, e la giovane era al suo fianco; e fu preso dall'ira; perché pensò in cuor suo:
- Io dovrei essere là seduto, con la giovane al mio fianco.
- Chi siete?
Gli chiese il fratello.
- E che cosa fate nel castello?
- Sono il tuo fratello maggiore.
Gli rispose.
- E sono venuto a sposare la giovane, perché ho portato la pietra di paragone della verità.
Allora il fratello minore rise forte.
- Ma io,
disse,
- ho trovato la pietra di paragone molti anni or sono, e ho sposato la giovane, ed ecco i nostri bambini che giocano sulla porta.
A queste parole il fratello maggiore si fece grigio come l'alba.
- Prego Dio che abbiate agito giustamente,
disse,
- perché m'accorgo che la mia vita è perduta.
- Giustamente?
Rispose il fratello minore.
- Male si addice a voi, che siete uomo vagabondo e fuggiasco, dubitare della mia giustizia, o di quella del Re mio padre, che siamo gente sedentaria e conosciuta nel paese.
- No,
disse il fratello maggiore,
- voi che avete tutto il resto, abbiate anche pazienza, e lasciate che vi dica che il mondo è pieno di pietre di paragone, e non è facile comprendere quale sia la vera.
- Non mi vergogno della mia.
Disse il fratello minore.
- Eccola; e guardatevici.
E il fratello maggiore si guardò nello specchio, e fu percosso di dolore; perché era vecchio, e la chioma era bianca sul suo capo; e sedette nella sala e pianse forte.
- Ora,
disse il fratello minore,
- vedete quanto siete stato sciocco, a correre tutto il mondo cercando quello che era nel tesoro di nostro padre; e siete tornato vecchio e rozzo, che i cani v'abbaian dietro, e senza un piccino o un bambino.
E io che fui obbediente e saggio siedo qui coronato di virtù e di piaceri, e felice nella luce del mio focolare.
- Mi pare che abbiate una lingua crudele.
Disse il fratello maggiore; e prese fuori il sassolino chiaro e ne volse la luce sul fratello; ed ecco, l'uomo mentiva, l'anima sua era ridotta alla grandezza d'un pisello, e il suo cuore era un sacco di piccole paure, come scorpioni, e l'amore era morto nel suo petto.
E nel veder questo il fratello maggiore pianse forte, e volse la luce del sassolino sulla giovane, ed ecco!
Non era che la maschera d'una donna, e dentro era tutta morta, e sorrideva come un orologio batte, e non sapeva perché.
- Oh, bene,
disse il fratello maggiore,
- m'accorgo che c'è tanto il bene che il male.
E allora restate felici quanto potete nel castello; ma io me ne andrò per il mondo con il mio sassolino in tasca.