Una Ragazza un poco superbiosa
volea marito a patto
ch'ei fosse bello e giovane e ben fatto,
non freddo, non geloso
(notate bene questa circostanza),
che non fosse scipito e avesse poi
oltre i denari un gran di nobiltà.
Gran Dio! come si fa, ditelo voi,
a trovar queste mele sopra un ramo?
Eppur a contentar le sue pretese
la Sorte fu cortese
di mandarle partiti onesti e buoni.
Ma lei: - Che, che... si celia? figurarsi
se mi devo pigliar questi straccioni!
Il fastidio non val d'incomodarsi...
Tutta gente pezzente, inconcludente,
che mi ripugna e che mi fa pietà.
L'un spirito non ha, l'altro non ha
quel non so che di garbo e di finezza... -.
E sprezza l'uno e sprezza
quell'altro per il naso...
Non c'è cosa sì bella e sì preziosa,
che possa contentar la schifiltosa.
Dopo i partiti buoni
si presentaron sposi più modesti;
ma quella ancor: - Oh sì, ch'io voglio a questi
adesso l'uscio aprir di casa mia,
chi pensan ch'io mi sia?
Una donna in fastidio di me stessa,
che di pianger la notte mai non cessa
per la malinconia
di dormir sola in letto? -.
E superba così del suo dispetto,
vede passar intanto il suo bel tempo,
e diradar la schiera degli amanti.
Un anno passa, un altro viene avanti,
oggi muore un sorriso, e muore un gioco,
diman sloggia l'amore,
ed entra a poco a poco
in casa col rimorso anche il dolore.
Cadono i vezzi e spiace
quel volto ch'essa cerca inutilmente
di rendere leggiadro
con cipria e con belletto,
fin ch'ella cede inesorabilmente
al Tempo, delle belle il più gran ladro.
Se oggi mi crolla un muro,
di rifarlo dimani ancor procuro,
ma né in parte rifar posso, né in tutto,
un bel volto che il tempo abbia distrutto.
Madonna schifiltosa, che allo specchio
più tardi si consiglia,
cangia parere e - Piglia, -
dice, - un marito. - Piglialo, -
susurra in un orecchio
un certo desiderio,
che parla anche alle donne schifiltose;
ed ebbe in cortesia,
al destin rassegnata delle cose,
di trovare un babbeo comechessia.