Passione

Aforismi

La rana e il topo

Spesso chi crede d'uccellar altrui,
leggo in un libro vecchio, uccella i sui.
Vecchie parole, ma sentenza schietta,
degna che in voga ancora la si metta,
com'io procurerò con questa favola.


Un Topo grasso e bel, che in argomento
d'appetito e bocconi prelibati
non conoscea quaresima ed avvento,
asolava gli spiriti beati
d'una palude sul fiorito margine.


Una Rana si accosta e colla rauca
sua lingua dice: - O salve, messer Ratto,
qua qua venite a trovar me nell'umido
mio regno e resterete stupefatto -.
Il Topo curioso accettò subito.


Ella prima gli mostra gentilmente
le delizie del suo limpido bagno,
e tutte quante del paterno stagno
le cento rarità, le vie, la gente,
non che le leggi del governo acquatico.


Quante cose ei potrà narrare il giorno
che tra i nipoti suoi farà ritorno!
Il Topo, che nell'acqua è poco pratico,
prega affinché l'amica sia garbata
d'agevolargli un po' la traversata.


Trovato un piccol giunco, ecco che a mezzo
la Rana glielo stringe dei ginocchi,
poi, quando entrambi fûro andati un pezzo,
quella che tira pensa di sommergerlo
per farne ghiotto pasto a' suoi ranocchi.


Egli invoca il diritto delle genti,
chiama gli dèi, ma l'altra fa la sorda:
è la pietanza troppo grassa e ingorda,
perché la trista guardi a' suoi lamenti,
e a tira tira un bel pezzetto giocano.


Mentre dura nell'acqua la battaglia,
un Nibbio, che nell'aria fa la ronda,
vede quei cosi diguazzar nell'onda
e come un Nibbio subito si scaglia,
pigliando entrambi a mezzo del legacciolo.


Nell'aria ritornò l'uccel grifagno
lieto in suo cor del duplice guadagno,
e carne e pesce cucinò per cena.


L'insidia è spesso a chi la fa terribile,
e sull'ingannator torna la pena.