Contro i frequenti assalti
d'una Volpe ai Tacchini era una pianta
fortezza inespugnabile.
La perfida sprecava i suoi bei salti,
che sempre in sentinella eran le bestie
contro le insidie. Ond'ella si rodea.
- Costor, - dicea, - si vogliono burlare,
ma per gli dči! scommetto che una volta
o un'altra saprņ ben farla pagare -.
E mantenne il suo dir. Splendea la luna
lucida a favorir l'accampamento
del tacchinesco esercito.
E la Volpe, maestra in argomento
d'assediar cittą,
ricorse al vecchio sacco delle astuzie.
Salta di qua, di lą,
balla sui pič, fa il morto, fa il risorto,
con tanta abilitą,
che nessun Arlecchin meglio non sa.
Spiega la coda al bel lume d'argento
ed i Tacchini in guardia sulla pianta
con cento lazzi incanta.
Ma il tener l'occhio fisso e sempre teso
in un oggetto fa che del nemico
si confonda la vista entro una nebbia
quasi di sonno; e tratto dal suo peso
qualcun gią casca addormentato e stanco.
A lui la Volpe il fianco
addenta e il porta, nella sua dispensa.
Poi casca un altro, un terzo, e mezzo infine
l'esercito nell'ugne sue volpine.
La paura del mal č l'occasione
che tira qualche volta in perdizione.