Passione

Aforismi

Le oche salvarono Roma

Nel 390 avanti Cristo, un popolo barbaro, i Galli, assalì i Romani.
I Romani non riuscirono a resistere: alcuni fuggirono dalla città, altri si rinchiusero nella roccaforte, chiamata Campidoglio.
In città erano rimasti soltanto i senatori.
I Galli entrarono in Roma, ammazzarono tutti i senatori e appiccarono il fuoco alla città.

Nel centro della città era rimasto inespugnato soltanto il Campidoglio che i barbari non erano riusciti a raggiungere.
Ma i Galli volevano conquistarlo perché sapevano che là erano rinchiuse grandi ricchezze.
Il Campidoglio sorgeva sopra una ripida altura: da una parte c'erano le mura e le porte, e dall'altra si apriva un dirupo scosceso.

Una notte i Galli si arrampicarono di nascosto su per il dirupo verso il Campidoglio: si sostenevano dal basso l'uno sull'altro e si passavano gli scudi e le spade.
Così, pian piano, giunsero alla cima.
Neppure i cani li avevano sentiti.
Stavano già per scavalcare le mura quando a un tratto alcune oche si accorsero che veniva gente e cominciarono a schiamazzare e a sbatter le ali.
Uno dei Romani si svegliò, corse alle mura e ributtò indietro un Gallo.
Il Gallo precipitando trascinò dietro di sé gli altri.
Allora i Romani accorsero: lanciarono tronchi e pietre nel dirupo e uccisero molti Galli. Poi giunsero a Roma dei rinforzi, e i Galli furono ricacciati.

I Romani, in ricordo di quel giorno, stabilirono una festa.
I sacerdoti attraversavano la città in paramenti di gala; uno di essi portava un'oca e, dietro, altri trascinavano un cane legato a una corda.
La gente si avvicinava all'oca e s'inchinava a essa e al sacerdote; per l'oca c'erano regali, per il cane bastonate sino a quando non cadeva morto.