C'era un re greco chiamato Policrate.
Egli era fortunato in tutto.
Aveva conquistato molte città ed era diventato ricchissimo.
Policrate aveva descritto in una lettera la sua vita fortunata e aveva mandato questa lettera al suo amico Amazis, re di Egitto.
Amazis, letta la lettera, scrisse a Policrate la risposta.
Ecco quale:
"È gradito conoscere i successi di un amico. Ma la tua fortuna non mi piace.
Secondo me è meglio quando a un uomo una cosa va bene e l'altra no, affinché vi sia un avvicendamento.
Ascoltami e fa come ti dico: prendi la cosa che ti è più cara di tutte e buttala in qualche luogo dove nessuno possa trovarla.
Così avrai avvicendato la felicità e l'infelicità."
Policrate lesse la risposta e diede ascolto all'amico.
Ecco che cosa fece: egli possedeva un anello prezioso; lo prese, radunò molta gente e con questa gente salì su una imbarcazione.
Poi diede ordine di prendere il mare.
E quando fu lontano dalle sponde della sua isola, dinanzi a tutta quella gente, gettò in mare l'anello e tornò a terra.
Cinque giorni dopo capitò a un pescatore di prendere un grosso, bellissimo pesce, e il pescatore pensò di offrirlo al re.
Arrivò alla corte di Policrate e, quando questi gli si fece incontro, il pescatore disse:
- Maestà, ho preso questo pesce e te l'ho portato, perché un pesce così bello deve mangiarlo soltanto il re!
Policrate ringraziò il pescatore e lo invitò a pranzare con sé.
Il pescatore consegnò il pesce ai servi e tornò dal re.
Quando i cuochi sventrarono il pesce vi trovarono dentro proprio quell'anello che Policrate aveva gettato in mare.
Allorché i cuochi riportarono a Policrate il suo anello e gli raccontarono come lo avessero trovato, Policrate mandò un'altra lettera in Egitto, al suo amico Amazis, e gli spiegò come avesse gettato in mare l'anello e come esso fosse stato ritrovato.
Amazis lesse la lettera e pensò:
Si vede che non è possibile sfuggire al destino.
Sarà meglio che io rompa ogni rapporto con il mio amico per non dover un giorno avere pena per lui!>
e mandò a dire a Policrate che la loro amicizia era finita.
A quei tempi viveva un uomo che si chiamava Oroites.
Questo Oroites aveva rancore contro Policrate e ne desiderava la rovina.
Ed ecco a quale astuzia ricorse.
Scrisse a Policrate che il re di Persia, Cambise, lo aveva offeso e voleva ucciderlo, ma che era riuscito a sfuggirgli.
Ecco ciò che scrisse a Policrate:
Accoglimi presso di te con tutte le mie ricchezze, e noi due insieme diventeremo i più forti re della terra.
Se poi tu non credi che io sia così ricco, manda qualcuno ad accertarsene>
Policrate, allora, mandò uno dei suoi servi a costatare se era vero che Oroites fosse partito portando con sé così grandi ricchezze.
Quando il servo giunse presso Oroites, questi lo ingannò così: prese molte navi, le caricò di pietre e sopra le pietre collocò dell'oro sino ai bordi.
Allorché il servo di Policrate vide quelle navi credette che fossero tutte ricolme d'oro e lo riferì a Policrate.
Allora Policrate volle recarsi di persona da Oroites a vedere le sue ricchezze.
Quella stessa notte la figlia di Policrate ebbe un sogno: vide suo padre penzoloni nell'aria.
Essa allora pregò il padre di non andare da Oroites, ma il padre andò in collera e le disse che non l'avrebbe lasciata sposare se non avesse immediatamente taciuto.
La figlia rispose:
- Sono contenta di non sposarmi mai, purché tu non vada da Oroites: ho paura che ti accada qualche disgrazia!
Il padre non le diede ascolto e partì.
Quando arrivò sul posto, Oroites lo prese e lo fece impiccare.
Così si avverò il sogno della figlia.
E accadde quindi quanto aveva predetto Amazis: la grande fortuna di Policrate finì con una grande sfortuna.