A molti scrittori di aforismi è mancata la pazienza di pensare più a lungo.
Aforista: scrittore che con una manciata di parole vuole far concorrenza a un libro intero, e con un piccolo libro a una biblioteca.
Chi scrive aforismi si muove su terreni già bombardati. Può quindi trovare un residuo inesploso e farlo e farlo brillare. In questo modo diventa l'artefice di un ardore non ancora spento.
Dire nel limite: l'aforista s'illude.
Gli aforisti puri sono rari in tutte le culture; per la maggior parte degli autori la scrittura aforistica si rivela essere solo attività di ripiego o comunque abbondantemente condivisa con la pratica di altri generi.
Gli scrittori di aforismi si sforzano quasi sempre di stupire con continui guizzi di fantasia e motti di spirito. Vogliono far sorridere il lettore, come i commediografi di scarse qualità inseriscono nei dialoghi qualche battuta comica per suscitare l'applauso e rompere finalmente la noia.
Gli scrittori di aforismi sono come i paesi sottosviluppati: vendono le loro materie per poco.
Gli scrittori di aforismi, che sono in primo luogo scrittori di meditazione, offrono l'opportunità di scandagliare gli umori oscillanti del nostro tempo.
L'abilità dello scrittore di aforismi consiste nel suo sottrarsi alla tentazione di parlare più del necessario, alla quale, purtroppo, i più soggiacciono, nella scrittura come nella vita.
L'aforisma obbliga lo scrittore a non rimanere legato all'immediatezza e ai fatti del presente per elevare le proprie riflessioni a una duratura profondità, con in più una robusta forma espressiva. Solo ciò che resiste nel tempo assume una validità di pensiero.
L'aforista è un solitario e un malpensante per definizione, un censore implacabile dei vizi del mondo.
L'aria è la stessa: il poeta inspira, l'aforista espira.
La maggior parte degli aforisti è conservatrice, nel senso che non crede attuabile alcun cambiamento sostanziale: l'uomo è quello che è, povera cosa, in eterno.
Leggendo i grandi autori di aforismi si ha l'impressione che si conoscano tutti bene fra loro.
Lo scrittore di aforismi esprime in primo luogo la morale della verità, aggrappata alle cose e alle persone. Egli non è uno scrittore di fantasia, ma di realtà. Il suo obiettivo è descrivere le cose, non inventarle. Questo lo rende subito ostico, scomodo.
Lo scrittore di aforismi ricerca; contrariamente a quanto si crede, è raro che egli esprima certezze assolute; piuttosto egli racconta i risultati di un'esperienza, che come tale è limitata, anche se provata.
Lo scrittore di aforismi si sente quasi sempre straniero e in esilio, comunque, separato dal resto. Il suo è per lo più un giudizio di differenza e di distacco, con cui egli sottolinea la sua personale integrità rispetto all'ipocrisia e alla corruzione del mondo.
Lo scrittore di aforismi è uno che sarebbe capace di pubblicare un libro all’anno scrivendo non più di un paio di righe al giorno.
Lo spillone in mano all'aforista.
Seppure gli scrittori di aforismi intellettualmente avessero il fiato corto, come afferma qualcuno, sarebbero pur sempre da preferire ai tanti che, intellettualmente, il fiato lo sprecano.
Tutto ciò che l'aforista può fare è stabilire le assi di riferimento.
È dovere dell'aforista non appartenere alle bande d'affori o d'affari.