Cerchiamo i nostri beni in noi stessi, altrimenti non li troveremo.
Che giova l'abbondanza di beni materiali nell'inopia e nell'impotenza dello spirito? Non v'è peggior miseria che la miseria di certi ricchi.
Dei beni ai quali non è mai venuto in mente a un uomo di aspirare, egli non sente la mancanza.
I beni superflui rendono superflua la vita.
I nostri dubbi sono dei traditori che ci fanno spesso perdere quei beni che pur potremmo ottenere, soltanto perchè non abbiamo il coraggio di tentare.
Il fatto di essere ricchi sta, in generale, più nell'usare che nel possedere: e in effetti la ricchezza è far agire i beni e usarli.
Il fondamento essenziale di una società sana è nell'equa spartizione dei beni.
Il patrimonio è un insieme di beni; il matrimonio è un insieme di mali.
Il punto cruciale del problema della contabilità dei beni immateriali è che per conoscere il passato, uno deve conoscere il futuro.
Il vizio inerente al capitalismo è la divisione ineguale dei beni, la virtù inerente al socialismo è l'eguale condivisione della miseria.
L'animo umano desidera i beni perduti, e tutto si volge ai ricordi del passato.
L'uomo volgare cerca di appropriarsi i beni della vita; l'uomo nobile si propone di meritarli.
La felicità non è nei beni fuori di noi.
La nostra capacità di trarre felicità dagli oggetti estetici o dai beni materiali sembra in effetti criticamente dipendente dal nostro soddisfare per prima cosa una gamma più importante di bisogni emotivi o psicologici, fra i quali il bisogno di comprensione, di amore, di espressione e di rispetto.
Le leggi non proteggono la verità delle opinioni bensì la sicurezza e l’incolumità dei beni di ogni cittadino e della società nel suo complesso. Lo Stato non si assume compiti etici nei confronti dei cittadini, le leggi non sono fatte per difendere una verità, ma solo la sicurezza e l’incolumità sociale.
Noi non valutiamo mai la realtà della nostra condizione fino al momento in cui ci viene illustrata da una congiuntura diametralmente opposta, né sappiamo valutare i beni di cui godiamo fino a quando ci vengono a mancare.
Non perché sei proprietario di molti beni avrai il diritto di chiamarti felice: più giustamente merita il nome di felice colui che sa come fare un saggio uso dei doni di Dio e far fronte alla cruda povertà, e che teme il disonore più della morte.
Non si soffre, in effetti, per la mancanza di questi beni, ma per il pensiero della loro mancanza. Chi ha il possesso di sé non ha perso niente: ma quanti hanno la fortuna di possedere se stessi?
Ogni altro bene poteva scarseggiare, ma non il tempo.
Quando in pochi si dividono tra loro la ricchezza, accumulando quanti più beni possono, la maggior parte della popolazione è destinata alla miseria.
Se vuoi rendere ricca una persona, non devi aumentargli i beni, ma diminuirne i desideri.
Senza amici nessuno sceglierebbe di vivere, anche se avesse tutti gli altri beni.
Sono convinto che i beni materiali possono contribuire in grande misura a rendere la vita delle persone piacevole ma, in fondo, se non si dispone di buoni amici e di parenti che sono interessati a te, la vita sarebbe davvero vuota e triste, e le cose materiali cesserebbero di essere importanti.
Stolto è chi rinuncia ai beni che già ha, nella speranza di ottenerne di maggiori.
Tu vorresti insegnarmi come conservare i miei beni e la mia condizione; ma io desidererei piuttosto imparare come potrei perderli ed essere ugualmente felice.
È inevitabile tanto perdere la vita, quanto perdere i beni e, se lo comprendiamo, questo è proprio un conforto. Impara a perdere tutto serenamente: dobbiamo morire.