Chi si accinge a diventare un buon capo deve prima essere stato sotto un capo.
Ci si chiede qual è la differenza tra un leader e un capo: il leader guida, il capo conduce.
Di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l'uomo, e capo di Cristo è Dio.
Dover dominare gli altri significa avere bisogno degli altri. Il capo è un dipendente.
Il capo dice io; il leader dice, noi.
Il capo dice: Andate! Il leader dice: Andiamo!
Il capo dipende dall'autorità; il leader dalla buona volontà.
Il capo guida i suoi uomini; il leader li addestra.
Il capo incute paura; il leader ispira entusiasmo.
Il capo risolve il biasimo per il fallimento; il leader risolve il fallimento.
Il capo sa come viene fatto; il leader mostra come farlo.
Il vero capo è sempre guidato.
Si era convinti di avere a capo un uomo onnipotente e poi si scopre che si trattava semplicemente di un uomo capace di tutto.
Sono i seguaci a fare un capo. Egli riflette in maniera più chiara le
aspirazioni latenti tra le masse.
Un capo è ottimo quando non ci si accorge quasi che esista. Non tanto buono quando la gente gli obbedisce e lo acclama. Pessimo quando viene disprezzato. Ma del lavoro di un buon capo, che parla poco quando il suo lavoro è compiuto e i suoi scopi realizzati, la gente dirà: "L’abbiamo fatto noi".
Un capo è un uomo che ha bisogno degli altri.
Un capo, una persona, significano un padrone e milioni di schiavi.
Vero capo dovrebbe essere quello che sorpassa gli altri in virtù, abilità, sapere, che usa il potere supremo senza riguardo al comodo o all'utilità propria.
È il capo che fa la differenza tra un popolo e un branco. Che crea e conserva gli individui. Troppo pochi individui, e il popolo ridiventa un branco selvaggio.