Chi è atteggiato nel senso dell'introversione, pensa, sente, agisce in maniera tale da lasciare intendere chiaramente che la sua determinazione principale è il soggetto, mentre all'oggetto compete tutt'al più un valore secondario.
Il serpente rappresenta la libido che si introverte. Attraverso l'introversione si viene fecondati da Dio, ispirati, ri-procreati e rigenerati.
L'introversione può avere ora carattere prevalentemente intellettuale, ora prevalentemente affettivo, così come può essere caratterizzata dall'intuizione o dalla sensazione. L'introversione è attiva quando il soggetto vuole un certo isolamento dall'oggetto, passiva quando il soggetto non è in grado di riportare nuovamente sull'oggetto la libido che da questa rifluisce. Quando l'introversione è abituale, si parla di tipo introverso.
Nell'estroverso la vita è regolata in primo luogo dalla relazione con gli uomini. Egli potrebbe per un semplice capriccio gettar via la fidanzata e con lei sé stesso, mentre l'introverso si danneggia soprattutto se manda a rotoli la sua relazione con l'anima, cioè con l'oggetto interiore.
Un introverso non è ancora un nevrotico, ma si trova in una situazione labile; al prossimo spostamento di forze, se non trova altri sbocchi per la sua libido ingorgata, svilupperà certamente dei sintomi. Il carattere irreale del soddisfacimento nevrotico, e la trascuranza della differenza tra fantasia e realtà, sono invece già determinati dal fatto che ci si sofferma nello stadio dell'introversione.