Ci sono soltanto due possibili conclusioni: se il risultato conferma le ipotesi, allora hai appena fatto una misura; se il risultato è contrario alle ipotesi, allora hai fatto una scoperta.
Il futuro è un'ipotesi, una congettura, una supposizione, cioè una non-realtà. Tutt'al più, una speranza alla quale tentiamo di dar corpo coi sogni e le fantasie.
Io non invento ipotesi.
L'importante è proporre delle ipotesi. Nessuna attività è più nobile di questa, più degna dell'uomo.
La grande tragedia della scienza: il massacro di una bella ipotesi da parte di un brutto dato di fatto.
La testa sbarra il passo a quanto ripugna al cuore: ciò che va contro le nostre ipotesi, i nostri progetti, le nostre speranze e i nostri desideri, noi non lo possiamo vedere né comprendere, laddove viene visto e compreso da tutti gli altri.
Le ipotesi si fanno soltanto in vista di qualche fine.
Le ipotesi sono impalcature che si innalzano prima dell'edificio e che si tolgono quando l'edificio è compiuto. Sono indispensabili al muratore, solo che questi non deve scambiare l'impalcatura per l'edificio.
Le teorie sono certamente utilissime, perché sono stimolanti e servono per impostare una ricerca. Ma senza verifiche sperimentali restano quello che sono: cioè solo delle ipotesi.
Qualunque cosa non deducibile dai fenomeni va chiamata ipotesi; e nella filosofia sperimentale non trovano posto le ipotesi sia metafisiche, sia fisiche, sia delle qualità occulte, sia meccaniche.
Un fatto, anche il più modesto, conta più di una montagna di ipotesi.
Vaghe ipotesi di potersi illudere questo, e non di più, ha il più grande degli uomini.
È un ottimo sport mattutino per un ricercatore mandare al diavolo ogni mattina prima di colazione un'ipotesi prediletta: mantiene giovani.