Bisogna comprendere che la violenza volta le spalle alla speranza. Bisogna preferirle la speranza, la speranza della non-violenza. È la strada che dobbiamo imparare a seguire.
Con la non violenza riconosciamo il diritto di tutti all'esistenza, con la non menzogna il diritto di tutti alla verità.
Finora si è considerato il campo animale come un campo libero dove uno potesse portare stragi; la nonviolenza inizia il piano di un accordo col campo animale, che potrà arrivare molto lontano.
Il distintivo del violento è la sua arma: lancia o spada o fucile. Lo scudo del nonviolento è Dio.
Il futuro appartiene alla nonviolenza, alla conciliazione tra le culture differenti. È per questa via che l'umanità dovrà superare il suo prossimo traguardo.
Il genere umano può liberarsi della violenza soltanto ricorrendo alla non-violenza.
Il più duro metallo si arrende al grado di calore sufficiente. Nello stesso modo il cuore più duro deve fondere all'adeguato grado di calore della non-violenza. E non c'è limite alla capacità della non-violenza di generare calore.
Il sentiero della nonviolenza richiede molto più coraggio di quello della violenza.
La donna è per natura più capace di sacrificio. La nonviolenza, perciò, le risulta più facile.
La non violenza assoluta è assenza assoluta dal recar danno ad ogni essere vivente. La non violenza, nella sua forma attiva, è buona disposizione per tutto ciò che vive. Essa è perfetto amore.
La non violenza conduce all'etica più alta, che è l'obiettivo di tutta l'evoluzione. Fino a che non smetteremo di fare del male agli altri esseri viventi,
saremo sempre dei selvaggi.
La non-violenza nella mia concezione significa combattere contro la malvagità in modo più attivo e più reale che con la rappresaglia, la cui vera natura è di aumentare la malvagità.
La non-violenza è il primo articolo della mia fede. È anche l'ultimo articolo del mio credo.
La non-violenza è la risposta ai cruciali problemi politici e morali del nostro tempo; la necessità dell'uomo di avere la meglio sull'oppressione e la violenza senza ricorrere all'oppressione e alla violenza.
La nonviolenza distingue l'uomo dalla bestia.
La nonviolenza e la viltà non stanno bene insieme. Posso immaginare che un uomo completamente armato si senta in cuor suo un codardo. Il possesso delle armi implica un elemento di paura, se non di viltà. Ma la vera nonviolenza è impossibile, se prima non si vince ogni paura.
La nonviolenza non può essere predicata. Deve essere praticata.
La nonviolenza non è un paravento per la codardia, ma è la suprema virtù del coraggioso. L'esercizio della nonviolenza richiede un coraggio di gran lunga superiore a quello dello spadaccino. La viltà è del tutto incompatibile con la nonviolenza. Il passaggio dall'abilità con la spada alla nonviolenza è possibile e, a volte, addirittura facile. La nonviolenza, perciò, presuppone l'abilità di colpire. È una forma di deliberato, consapevole dominio del proprio desiderio di vendetta.
La nonviolenza è il fine di tutte le religioni.
La nonviolenza è l'arma dei forti. Nei deboli potrebbe facilmente ridursi a ipocrisia.
La nonviolenza è la legge della nostra specie, come la violenza è la legge delle creature brute. Lo spirito giace sopito nel bruto, che non conosce altra legge che quella della forza fisica. La dignità dell'uomo richiede obbedienza a una legge più alta, alla forza dello spirito.
La nonviolenza è la più grande forza a disposizione dell'uomo. È ancora più forte della più potente arma di distruzione ideata dall'ingegno dell'uomo.
La nonviolenza è un credo immutabile. Deve essere perseguita in mezzo alla violenza che le infuria attorno. La nonviolenza verso un nonviolento non è un merito. Anzi, diventa difficile dire se si tratti affatto di nonviolenza.
La nonviolenza, come la carità, deve cominciare a casa propria.
La propagazione della verità e della nonviolenza dipenderà molto più dal
testimoniarne i principi nella vita che dai libri.La vita veramente vissuta conta più dei libri.
La scienza della guerra conduce alla dittatura pura e semplice. La scienza
della nonviolenza può condurre soltanto alla pura democrazia.
La sola cosa lecita è la nonviolenza. La violenza non può mai essere lecita nel senso qui inteso, cioè secondo la legge fatta dall'uomo, ma secondo la legge
creata dalla Natura per l'uomo.
La vera nonviolenza è impossibile, se prima non si vince ogni paura.
La verità e la non-violenza sono antiche come le montagne.
La verità e la nonviolenza si diffondono, più che per mezzo di testi scritti, attraverso il vivere la loro concreta applicazione. La vita veramente vissuta vale più dei libri.
La violenza non è più efficace della non-violenza.
La violenza volta le spalle alla speranza. Le dobbiamo preferire la fiducia, la fiducia nella non-violenza.
Meglio essere violenti, se c'è violenza nel nostro cuore, che indossare il manto della non-violenza per coprire l'impotenza.
Nonviolenza e viltà sono termini in contraddizione. La nonviolenza è la più grande virtù, la viltà il più grande vizio. La nonviolenza scaturisce dall'amore, la viltà dall'odio. La nonviolenza subisce sempre, la viltà infligge sempre la sofferenza.
Proprio come, nell'esercitarsi alla violenza, si deve imparare l'arte di uccidere, così si deve imparare l'arte di morire nell'addestrarsi alla nonviolenza.
Se esiste un uomo non violento, perché non può esistere una famiglia non violenta? E perché non un villaggio? una città, un paese, un mondo non violento?
Se il mondo vorrà la pace, il solo mezzo per quel fine è la nonviolenza e nient'altro.
Se l'amore e la non violenza non sono la legge del nostro essere, tutta la mia argomentazione cade a pezzi.
Un violento può sempre sperare di diventare, un giorno, nonviolento, un vile no.