La miseria è la principale cagione, la sorgente inesauribile di tutti i mali della società, voragine spalancata che ne inghiotte ogni virtù. La miseria aguzza il pugnale dell'assassino; prostituisce la donna; corrompe il cittadino; trova satelliti al dispotismo.
Se la vittoria assicura a tutti l'agiatezza, e la disfatta li ricaccia nella miseria, tutti saranno valorosi. Ecco il segreto di cui si avvalsero i nostri progenitori per soggiogare il mondo.
Se le troppe delusioni logorano le fibre e gettano la sfiducia nell'animo; se le soverchie ricchezze di alcuni, e la miseria spaventevole dei molti, troncano ogni nerbo alle moltitudini, e succede una solitudine di pensieri e d'interessi che distrugge affatto la coscienza nazionale: allora le rivoluzioni sono impossibili.
Se nella presente società cessasse la miseria, capitalisti e proprietarî piú non troverebbero né operai, né fittaiuoli che volessero lavorare per loro conto, cesserebbe ogni produzione; la miseria gli fa abilità ad usufruttare gli altrui lavori, la miseria è il punto d'appoggio su cui librasi, è la base su cui poggia, chiave della volta che sostiene l'edifizio sociale, è il solo movente che produce quella vantata armonia sociale, per cui pochi si giovano del frutto dei lavori di molti.