Abbiamo due menti, una che pensa, l'altra che sente. Queste due modalità della conoscenza, così fondamentalmente diverse, interagiscono per costruire la nostra vita mentale.
Chi è realmente consapevole di sé sa dove sta andando e perché.
Coloro che possiedono le potenzialità del leader sono motivati da un desiderio profondamente radicato di riuscire per il solo gusto di riuscire.
Conduciamo la nostra vita senza pensare alle conseguenze che essa potrebbe avere sul pianeta, sui nostri discendenti.
Conosciamo i nostri valori innanzitutto sentendo ciò che ci appare giusto o sbagliato e, quindi, articolando queste sensazioni.
Dalla tua concentrazione viene la tua realtà.
I fattori di distrazione più potenti sono le nostre emozioni: tutto ciò che è in grado di suscitare in noi forti sensazioni attira la nostra attenzione.
I leader sanno scuoterci. Accendono il nostro entusiasmo e animano quanto di meglio c’è in noi.
I meccanismi di attenzione del nostro cervello si sono evoluti nel corso di centinaia di migliaia di anni per garantire la sopravvivenza in un ambiente in cui le minacce che si avvicinavano ai nostri antenati avevano specifiche dimensioni e velocità.
Il compito fondamentale dei leader è quello di innescare sentimenti positivi nelle persone che gestiscono.
Il prerequisito dell'empatia è l’autoconsapevolezza, ossia il riconoscimento delle reazioni viscerali che, nel proprio corpo, segnalano l’emozione.
Il primo passo per migliorare le proprie prestazioni consiste nell’identificare la necessità di un miglioramento.
Il principio fondamentale della vita sociale: le emozioni sono contagiose.
Il talento sociale si può definire come cordialità finalizzata a uno scopo.
In un leader la gente cerca anche un contatto che implichi supporto emotivo, in una parola, cerca empatia.
L'attenzione esecutiva è la chiave per gestire la nostra vita.
L'autoconsapevolezza, in altre parole la capacità di riconoscere un sentimento nel momento in cui esso si presenta, è la chiave di volta dell’intelligenza emotiva.
L'empatia racchiude un atto di autoconsapevolezza.
L'intelligenza emotiva include l’autocontrollo, l’entusiasmo e la perseveranza, nonché la capacità di automotivarsi.
L'occhio della nostra mente si muove in una perenne danza fra l’attenzione catturata dagli stimoli esterni e la concentrazione diretta volontariamente su qualcosa.
L'ottimismo e la speranza, proprio come il senso di impotenza e la disperazione, possono essere appresi.
L'unico tratto che accomuna davvero tutti i leader efficaci, se mai ne esiste uno, è la motivazione, una forma di gestione del sé che ci consente di mobilitare le nostre emozioni positive per proiettarci verso un obiettivo.
La capacità di distogliere l'attenzione da una cosa per spostarla su un’altra è fondamentale per il nostro benessere.
La caratteristica principale dell'informazione che segnala lo stress è l’incertezza.
La compassione si basa sull'empatia, che, a sua volta, richiede l’attenzione agli altri.
La comprensione empatica della tristezza è un atto di decodifica proprio come la capacità di trarre significati dai caratteri stampati su una pagina.
La grandezza di una leadership si fonda su qualcosa di molto primitivo: la capacità di far leva sulle emozioni.
La nostra capacità d'attenzione determina i risultati, scarsi o eccellenti, a seconda della sua intensità che possiamo ottenere in ogni sorta di compito.
La nostra incapacità di riconoscere istintivamente le connessioni tra le nostre azioni e i problemi che ne risultano ci lascia totalmente aperti alla creazione di quei pericoli di cui poi ci lamentiamo.
Le nostre passioni possiedono una loro propria saggezza: guidano il nostro pensiero e la scelta dei nostri valori, e garantiscono la nostra sopravvivenza.
Le nuove idee non arrivano se non glielo consentiamo.
Lo stress è il prodotto di un atto cognitivo: la valutazione.
Nella realtà quotidiana nessuna intelligenza è più importante di quella interpersonale.
Noi nutriamo sentimenti su tutto ciò che facciamo, pensiamo, immaginiamo e ricordiamo. Il pensiero e i sentimenti sono inestricabilmente intrecciati fra loro.
Non aver parole per descrivere i sentimenti significa non potersi appropriare di essi.
Non c'è bisogno di conoscere esattamente di che cosa si tratti per sapere che può essere pericoloso.
Non sono le grandi cose che ci spediscono al manicomio, non è la perdita di un amore, ma il laccio della scarpa che si rompe quando abbiamo fretta.
Non è un pericolo, ma piuttosto la minaccia di un pericolo a innescare più spesso la risposta di stress.
Per capire i sentimenti degli altri devi innanzitutto comprendere i tuoi.
Per un campione, iniziare a riflettere sulla tecnica nel bel mezzo di una gara è una ricetta sicura per perdere.
Per una qualsiasi organizzazione, reinventarsi significa mettere in discussione assunti fondamentali, prospettive, strategie e identità.
Quando la nostra attenzione è focalizzata, impariamo meglio. Se ci concentriamo su quello che stiamo studiando, il cervello mappa le informazioni su ciò che già conosciamo creando nuove connessioni neurali.
Quando sfuggono al controllo, le emozioni possono rendere stupidi individui intelligenti.
Se alcuni sostengono che l'apprendimento e la memoria assistiti dalla tecnologia ci rendono più stupidi, va anche detto che tali strumenti vengono a creare una protesi mentale che espande il potere dell’attenzione individuale.
Se riesci a tradurre in parole ciò che senti, ti appartiene.
Siamo preda di forti emozioni, queste ultime finiscono per prendere il controllo della nostra attenzione e il risultato è che ci fissiamo su ciò che ci turba dimenticando tutto il resto.
Un paradosso della vita lavorativa è che la stessa realtà può essere percepita da una persona come una devastante minaccia, e da un’altra come uno stimolo corroborante.
Un sovraccarico dell'attenzione indebolisce il controllo mentale.
Un'altra peculiarità degli schizofrenici è una tolleranza per il dolore superiore al normale.