"Gli ultimi saranno i primi". Promessa che basterebbe da sola a spiegare la fortuna del cristianesimo.
A che cosa faccia appello la musica in noi è difficile sapere; è certo però che tocca una zona così profonda che la follia stessa non riesce a penetrarvi.
A differenza di Giobbe non ho maledetto il giorno della mia nascita; gli altri giorni, in compenso, li ho coperti tutti di anatemi.
A tal punto il dubbio su di sé travaglia gli esseri che questi, per porvi rimedio, hanno inventato l'amore, tacito patto fra due infelici per sopravvalutarsi, per incensarsi spudoratamente.
Al culmine della disperazione, solo la passione dell'assurdo può rischiarare di una luce demoniaca il caos.
Al giudizio finale verranno pesate soltanto le lacrime.
Alberi massacrati. Sorgono case. Facce, facce dappertutto. L'uomo si estende. L'uomo è il cancro della terra.
All'interno di ogni desiderio lottano un monaco e un macellaio.
Alla minima contrarietà, e a maggior ragione al minimo dispiacere, bisogna precipitarsi nel cimitero più vicino, dispensatore immediato di una calma che si cercherebbe invano altrove. Un rimedio miracoloso, per una volta.
Ammettendo l'uomo, la natura ha commesso molto più di un errore di calcolo: un attentato a se stessa.
Anche quando disertano l'inferno, gli uomini lo fanno solo per ricostituirlo altrove.
Ancora poche generazioni e il riso, riservato agli iniziati, sarà impraticabile quanto l'estasi.
Annoiarsi è masticare tempo.
Appartengo a coloro che, fra il sistema e il caos, propenderanno sempre per il caos.
Appena abbiamo perduto un difetto, eccone un altro che si affretta a sostituirlo. Il nostro equilibrio ha questo prezzo.
Arriva il momento in cui, dopo aver perduto le illusioni sugli altri, si perdono quelle su se stessi.
Assisto terrorizzato al diminuire del mio odio per gli uomini, all'allentamento dell'ultimo legame che mi univa a loro.
Aver commesso tutti i crimini, tranne quello di essere padre.
Aver sfiorato tutte le forme della decadenza, compreso il successo.
Avere genio significa riuscire a digerire le influenze fino a farne perdere le tracce.
Beethoven ha corrotto la musica: vi ha introdotto gli sbalzi d'umore, ha lasciato che vi entrasse la collera.
C'è innegabilmente un elemento di felicità in ogni voltafaccia; vi si attinge perfino un supplemento di vigore: rinnegare ringiovanisce. Poiché la nostra forza si misura sulla quantità delle credenze che abbiamo abiurato, ognuno di noi dovrebbe concludere la propria carriera come disertore di tutte le cause.
C'è più onestà e rigore nelle scienze occulte che nelle filosofie che assegnano un "senso" alla storia.
C'è solo una cosa peggiore della noia: la paura della noia.
C'è un solo modo per possedere tutto: non desiderare niente.
Camminare vi impedisce di lambiccarvi con interrogativi senza risposta, mentre a letto si rimugina l'insolubile fino alla vertigine.
Che cos'è il dolore? Una sensazione che non vuol cancellarsi, una sensazione ambiziosa.
Che cos'è l'ideologia, in fondo? La congiunzione dell'idea con la passione. Da qui deriva l'intolleranza. Ma non appena vi si aggiunge un po' d'isteria è la fine.
Che cosa resterebbe delle nostre tragedie se una bestiola letterata ci presentasse le sue?
Che l'esistenza sia stata viziata alla sorgente, insieme agli elementi, chi potrebbe esimersi dal supporlo? Colui che non sia stato indotto a considerare questa ipotesi, come minimo una volta al giorno, avrà vissuto da sonnambulo.
Che lo vogliamo o no, siamo tutti psicoanalisti, amanti dei misteri del cuore e della mutanda, palombari degli orrori. Guai allo spirito dagli abissi chiari!
Che misera cosa una sensazione! L'estasi stessa non è, forse, niente di più.
Che questa infima durata assegnatici si svolga e si esaurisca, e che poi non se ne parli più.
Chi non ha sofferto non è un essere: tutt'al più un individuo.
Chi trema sogna di far tremare gli altri, chi vive nello spavento finisce nella ferocia.
Chiunque non sia morto giovane merita di morire.
Chopin ha promosso il pianoforte al rango della tisi.
Ci importa solamente ciò che non abbiamo realizzato, ciò che non potevamo realizzare, sicché di una vita non resta altro che quello che non è stata.
Ci sono due modi di sentire la solitudine: sentirsi soli al mondo o avvertire la solitudine del mondo.
Ciò che non è straziante è superfluo, almeno in musica.
Ciò che so demolisce ciò che voglio.
Coltivano l'aforisma soltanto coloro che hanno conosciuto la paura in mezzo alle parole, quella paura di crollare con tutte le parole.
Colui che avendo frequentato gli uomini si fa ancora delle illusioni sul loro conto, dovrebbe essere condannato alla reincarnazione.
Colui che non ha mai concepito il proprio annullamento, che non ha pensato di ricorrere alla corda, alla pallottola, al veleno o al mare, è un forzato spregevole o un verme che striscia sulla carogna cosmica.
Colui che per sbadataggini successive, ha trascurato di uccidersi, fa a se stesso l'effetto di un veterano del dolore, di un pensionato del suicidio.
Come ogni altra cosa umana, anche la politica non si compie che sulla propria rovina.
Come si conviene, ho passato in rassegna tutti gli argomenti in favore di Dio: la sua non esistenza mi è sembrata uscirne intatta. Egli possiede la genialità di farsi infirmare da tutta la sua opera; i suoi difensori lo rendono odioso, i suoi adoratori sospetto. Chi teme di amarlo non ha che da aprire san Tommaso.
Confutazione del suicidio: non è poco elegante abbandonare un mondo che si è messo così di buon grado al servizio della nostra tristezza?
Contavo di assistere in vita alla scomparsa della nostra specie. Ma gli dèi mi sono stati avversi.
Cos'è una crocifissione unica rispetto a quella, quotidiana, che patisce l'insonne?
Credo alla salvezza dell'umanità, all'avvenire del cianuro.
Credo di non avere mai perso un'occasione di essere triste.
Da duemila anni Gesù si vendica su di noi di non essere morto su un divano.
Dal momento che l'amicizia è incompatibile con la verità, fecondo è soltanto il dialogo muto con i nostri nemici.
Date uno scopo preciso alla vita e perderà all'istante il suo fascino. L'incertezza dei suoi fini la rende superiore alla morte; un briciolo di esattezza la abbasserebbe alla trivialità delle tombe.
Davanti a quest'ammassarsi di tombe, si direbbe che la gente non abbia altra occupazione che quella di morire.
Di tutte le condizioni, la meno desiderabile è quella di amante.
Di tutto ciò che si prova, niente dà tanto l'impressione di essere al cuore stesso del vero quanto gli accessi di disperazione senza ragione: a paragone, tutto sembra frivolo, sofisticato, privo di sostanza e d'interesse.
Di tutto quello che si ritiene appartenere allo «psichico», niente rientra tanto nella fisiologia quanto il malumore, attivo nei tessuti, nel sangue, nelle ossa, in qualunque organo preso isolatamente. Se lo si lasciasse fare, distruggerebbe perfino le unghie.
Diffidate di quelli che voltano le spalle all'amore, si vendicheranno di avervi rinunciato.
Dio ha creato il mondo per paura della solitudine; è questa l'unica spiegazione possibile della Creazione. La sola ragion d'essere di noi creature è di distrarre il Creatore. Poveri buffoni, dimentichiamo che stiamo vivendo i nostri drammi per divertire uno spettatore di cui finora nessuno al mondo ha sentito gli applausi.
Dio, il grande estraneo.
Dio: una malattia dalla quale ci si crede guariti perché non ne muore più nessuno.
Dire: ho più simpatia per questo regime che per quell'altro significa fluttuare nel vago; più esatto sarebbe affermare: preferisco questa polizia a quell'altra.
Divorare una biografia dopo l'altra per persuadersi meglio dell'inutilità di qualsiasi impresa, di qualunque destino.
Dopo le metafore, la farmacia. Così si sgretolano i grandi sentimenti.
Dovunque una cosa respiri vi è un'infermità in più: non c'è palpito che non confermi lo svantaggio di essere.
Era davvero di ottima compagnia: non aveva convinzioni.
Esistere sarebbe un'impresa assolutamente impraticabile se smettessimo di attribuire importanza a ciò che non ne ha.
Esistere è un fenomeno colossale che non ha nessun senso.
Esistono solo le cose che abbiamo scoperto da soli; sono anche le uniche che conosciamo. Le altre sono tutte chiacchiere.
Essere uomo è un dramma; essere ebreo, un altro ancora. Così l'ebreo ha il privilegio di vivere due volte la nostra condizione.
Fallire la propria vita significa accedere alla poesia senza il supporto del talento.
Finché resterà in piedi anche un solo dio, il compito dell'uomo non sarà terminato.
Forche, galere, penitenziari prosperano solo all'ombra di una fede di quel bisogno di credere che ha infestato per sempre lo spirito. Il diavolo appare assai scialbo rispetto a colui che dispone di una verità, della sua verità.
Forse la follia è soltanto un dispiacere che abbia smesso di evolversi.
Forse la vita è proprio questo, senza volere usare paroloni, il fare cose alle quali si aderisce senza crederci.
Fra tutte le persone, le meno insopportabili sono quelle che odiano gli uomini. Non bisogna mai fuggire un misantropo.
Fra uno schiaffo e un'indelicatezza si sopporta meglio lo schiaffo.
Frivolo e incongruente, dilettante in tutto, avrò conosciuto a fondo soltanto l'inconveniente di essere nato.
Gli individui, ma anche le nazioni, hanno bisogno di una certa megalomania. Quando non ci si crede eccezionali, importanti, insostituibili, si è perduti.
Gli opportunisti hanno salvato i popoli; gli eroi li hanno mandati in rovina.
Gli uomini hanno bisogno di punti d'appoggio, vogliono la certezza a ogni costo, anche a spese della verità. Poiché essa è corroborante, e loro non possono farne a meno anche quando sanno che è menzognera, non ci sarà scrupolo capace di trattenerli dallo sforzo di procurarsela.
Gli uomini seguono soltanto chi regala loro illusioni. Non ci sono mai stati assembramenti intorno a un disilluso.
Gli uomini si dividono in due categorie: quelli che cercano il senso della vita senza trovarlo e quelli che l'hanno trovato senza cercarlo.
Guai al libro che si può leggere senza interrogarsi per tutto il tempo sull'autore!
Ha convinzioni solo chi non ha approfondito niente.
Ho tolto di mezzo Dio per bisogno di raccoglimento, mi sono sbarazzato di un ultimo seccatore.
I critici confondono verbosità e respiro, prolissità e potenza. Tutti questi romanzi illeggibili di cui si dice tanto bene: preferirei essere condannato a morte piuttosto che leggerli. Mi dà talmente fastidio in un libro ciò che è inutile, di troppo, che ben pochi sono quelli che riesco a cominciare. A qualsiasi pagina apra un libro, avverto subito quello che vi è di superfluo, insomma tutti quei riempitivi a cui comunemente si dà il nome di "letteratura". Se di qualcosa sono debitore ai moralisti francesi è il culto della concisione, l'orrore del vaniloquio, la percezione che ho dell'impostura nelle lettere, in filosofia e nel commercio quotidiano. Ora, per me, verbosità e impostura sono termini equivalenti.
I francesi sarebbero il popolo più felice della terra se la vanità non turbasse la loro felicità.
I genitori sono tutti irresponsabili o assassini. Solo i bruti dovrebbero dedicarsi alla riproduzione. Pietà non vuole che si diventi "genitori". La parola più atroce che io conosca.
I libri andrebbero scritti unicamente per dire cose che non si oserebbe confidare a nessuno.
Il Divenire: un'agonia senza epilogo.
Il bisogno di gloria deriva da un senso di totale insicurezza circa il proprio valore, dalla mancanza di fiducia in se stessi.
Il calunniatore non è il solo a trarre profitto dalla calunnia; essa serve altrettanto, se non di più, al calunniato, sempre a patto che questi ne soffra profondamente, perché gli dà un vigore insospettato, giovevole alle sue idee quanto ai suoi muscoli: perché lo incita a odiare.
Il cinismo dell'estrema solitudine è un calvario che l'insolenza attenua.
Il delicato che ragiona non può misurarsi con il beota che prega.
Il desiderio di morire fu il mio solo e unico pensiero; ad esso ho sacrificato tutto, anche la morte.
Il diritto di sopprimere tutti quelli che ci infastidiscono dovrebbe figurare al primo posto nella costituzione della città ideale.
Il dovere di un uomo solo è di essere ancora più solo.
Il fatto che la vita non abbia alcun senso è una ragione di vivere la sola, del resto.
Il lavoro è una maledizione che l'uomo ha trasformato in piacere.
Il limite di ogni dolore è un dolore più grande.
Il male, al contrario del bene, ha il duplice privilegio di essere affascinante e contagioso.
Il paradiso è assenza dell'uomo.
Il patrimonio di uno scrittore sono i suoi segreti, le sue sconfitte cocenti e inconfessate; il fermentare delle sue vergogne è la garanzia della sua fecondità.
Il pensiero della precarietà mi accompagna in ogni circostanza: stamane, imbucando una lettera, mi dicevo che era indirizzata a un mortale.
Il pessimismo è la crudeltà dei vinti che non possono perdonare alla vita di aver ingannato le loro attese.
Il pessimista deve inventarsi ogni giorno nuove ragioni di esistere: è una vittima del "senso" della vita.
Il progresso è l'ingiustizia che ogni generazione commette nei confronti di quella che l'ha preceduta.
Il suicidio, solo atto veramente normale, per quale aberrazione è diventato l'appannaggio dei tarati?
Il tormento, per alcuni, è una necessità, un bisogno, un appetito, un compiacimento.
Il vantaggio dell'aforisma è che non si ha bisogno di fornire prove. Si tira un aforisma come si tira uno schiaffo.
Il vero contatto fra gli esseri si stabilisce solo con la presenza muta, con l'apparente non-comunicazione, con lo scambio misterioso e senza parole che assomiglia alla preghiera interiore.
In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare.
In un pianeta incancrenito ci si dovrebbe astenere dal fare progetti, ma se ne fanno sempre, perché l'ottimismo, com'è noto, è una mania degli agonizzanti.
Incurabile, aggettivo d'onore, di cui dovrebbe fregiarsi una sola malattia, la più tremenda di tutte: il desiderio.
Invano l'occidente cerca per sé una forma di agonia degna del proprio passato.
Io non ho idee, ma ossessioni. Le idee può averle chiunque. Le idee non hanno mai fatto sprofondare nessuno.
L'abbondanza delle soluzioni agli aspetti dell'esistenza è pari solo alla loro futilità.
L'aforisma? Un fuoco senza fiamma. Si capisce che nessuno vi si voglia riscaldare.
L'ambizione è una droga che fa di colui che vi si dedica un demente in potenza.
L'animale più immondo vive, in un certo senso, meglio di noi. Senza andare a cercare nelle fogne ricette di saggezza, come non riconoscere i vantaggi che ha su di noi un ratto, proprio perché è un ratto e nient'altro?
L'ansia, o il fanatismo del peggio.
L'ansioso edifica i suoi terrori e poi vi si installa: è un pelandrone della vertigine.
L'esercizio del potere non si concilia molto con il rispetto per l’uomo.
L'esperienza del vuoto è la tentazione mistica del non credente, la sua possibilità di preghiera, il suo momento di pienezza.
L'idea di Dio ha un solo senso: inventare qualcuno con cui parlare quando non si ha più nessuno a cui rivolgersi.
L'inclinazione al suicidio è tipica degli assassini timorati, rispettosi delle leggi; avendo paura di uccidere, sognano di annientarsi, certi della loro impunità.
L'infinito attuale, un nonsenso per la filosofia, è la realtà, l'essenza stessa della musica.
L'insonnia è una vertiginosa lucidità che riuscirebbe a trasformare il Paradiso stesso in un luogo di tortura.
L'intellettuale rappresenta la disgrazia più grande, il culmine del fallimento per l'homo sapiens.
L'odore della creatura ci mette sulle tracce di una divinità fetida.
L'orgasmo è un parossismo; la disperazione anche. L'uno dura un istante; l'altra una vita.
L'ossessione del suicidio è caratteristica di colui che non può né vivere né morire, e che non distoglie mai l'attenzione da questa duplice impossibilità.
L'unica cosa a cui ho mirato quaggiù è stata di rendermi indifferente sia alla vita sia alla morte. Non ci sono riuscito.
L'unico argomento contro l'immortalità è la noia. Del resto, è di lì che provengono tutte le nostre negazioni.
L'unico modo di salvaguardare la propria solitudine è ferire tutti, a cominciare da quelli che amiamo.
L'uomo accetta la morte, ma non l'ora della propria morte. Morire in qualunque momento, tranne quando bisogna morire.
L'uomo emana un odore speciale: fra tutti gli animali, soltanto lui puzza di cadavere.
L'uomo non fu creato per rimanere inchiodato a una sedia. Ma forse non meritava di meglio.
L'uomo secerne disastro.
L'uomo sta per scomparire, fino a oggi era mio fermo convincimento. Frattanto ho cambiato parere: deve scomparire.
L'uomo è partito con il piede sbagliato. La disavventura in Paradiso ne fu il primo effetto. Il resto doveva venire di conseguenza.
L'utopia è un miscuglio di razionalismo puerile e di angelismo secolarizzato.
La capacità di resistenza dei tedeschi non conosce limiti, perfino nella pazzia: Nietzsche sopportò la sua per undici anni, Hölderlin per quaranta.
La carne è incompatibile con la carità: l'orgasmo trasformerebbe un santo in lupo.
La conversazione con lui era convenzionale come quella con un agonizzante.
La conversazione è feconda soltanto fra spiriti dediti a consolidare le loro perplessità.
La cosa più difficile al mondo è mettersi al diapason dell'essere, e afferrarne il tono.
La coscienza acuta di avere un corpo, ecco cos'è l'assenza di salute.
La coscienza è molto più della scheggia, è il pugnale nella carne.
La curiosità è il segno che si è vivi e ben vivi; la curiosità è la modalità intellettuale del desiderio.
La differenza fra il teorico della fede e il credente è grande quanto quella fra lo psichiatra e il matto.
La felicità spinge al suicidio quanto l'infelicità, anzi ancora di più perché amorfa, improbabile, esige uno sforzo di adattamento estenuante, mentre l'infelicità offre la sicurezza e il rigore del rito.
La filosofia si insegna solo nell'agorà, in un giardino, o a casa propria. La cattedra è la tomba del filosofo, la morte di ogni pensiero vivo; la cattedra è lo spirito in gramaglie.
La fine del mondo arriverà quando l'idea stessa di Dio sarà sparita. Di oblio in oblio, l'uomo riuscirà ad abolire il proprio passato e ad abolire sé stesso.
La giustizia è un'impossibilità materiale, un grandioso non senso, l'unica ideale di cui si possa affermare con certezza che non si realizzerà mai.
La grande fortuna di Nietzsche di essere finito come è finito. Nell'euforia!
La grande, la sola originalità dell'amore è rendere la felicità indistinguibile dall'infelicità.
La letteratura, per essenza prolissa, vive della pletora dei vocaboli, del cancro della parola.
La liberazione, se realmente ci sta a cuore, deve procedere da noi stessi: a nulla serve cercarla altrove, in un sistema già fatto o in qualche dottrina orientale.
La lucidità non estirpa il desiderio di vivere, tutt'altro, rende solo inadatti alla vita.
La malattia, accesso involontario a noi stessi, ci assoggetta alla "profondità", ci condanna ad essa. Il malato? Un metafisico suo malgrado.
La meditazione è uno stato di veglia mantenuto per via di un'oscura turba, che è insieme devastazione e benedizione.
La menzione delle noie burocratiche tra i motivi che giustificano il suicidio, mi sembra la cosa più profonda che Amleto abbia detto.
La metafisica e, a maggior ragione, la teologia sono di un antropomorfismo scandaloso. Entrambe si riducono a una suprema civetteria dell'uomo, in estasi di fronte al proprio genio. Appena si dà uno sguardo ai suoi vaneggiamenti non ce n'è uno che sfugga al ridicolo.
La missione di ciascuno è di portare a buon fine la menzogna che incarna, di giungere a non essere altro che un'illusione esaurita.
La morte è ciò che fino ad ora la vita ha inventato di più solido.
La morte è uno stato di perfezione, il solo alla portata di un mortale.
La morte, che disonore! Diventare di colpo oggetto.
La musica esiste solo fintantoché dura l'ascolto.
La musica è il rifugio degli animi ulcerati dalla felicità.
La natura esagera.
La passione per la musica è già da sola una confessione. Sappiamo di più su uno sconosciuto appassionato di musica che su qualcuno che alla musica è insensibile e che incontriamo ogni giorno.
La paura della sterilità induce lo scrittore a produrre al di là delle sue risorse e ad aggiungere alle menzogne vissute tante altre menzogne che prende in prestito o forgia. Sotto le "Opere complete" giace un impostore.
La prova che l'uomo esecra l'uomo? Basta trovarsi in mezzo a una folla per sentirsi subito solidali con tutti i pianeti morti.
La prova migliore di quanto l'umanità stia regredendo è l'impossibilità di trovare un solo popolo, una sola tribù, in cui la nascita provochi ancora lutto e lamenti.
La psicanalisi sarà un giorno totalmente screditata, su questo non c'è dubbio. Eppure, avrà distrutto i nostri ultimi resti d'ingenuità. Dopo la psicanalisi, non si potrà mai più essere innocenti.
La psicoanalisi, tecnica che pratichiamo a nostre spese, degrada i nostri rischi, i nostri pericoli, i nostri abissi; essa ci spoglia di tutte le nostre impurità, di tutto ciò che ci faceva curiosi di noi stessi.
La religione è un'arte di consolare. Quando il prete dice, a voi afflitti, che Dio si interessa al vostro sconforto, offre una consolazione che, in fatto di efficacia, non potrà mai trovare equivalenti in dottrine secolari.
La scomparsa degli animali è un fatto di una gravità senza precedenti. Il loro carnefice ha invaso il paesaggio; non c'è posto che per lui. L'orrore di vedere un uomo là dove si poteva contemplare un cavallo!
La sofferenza apre gli occhi, aiuta a vedere le cose che non si sarebbero percepite altrimenti. Quindi non è utile che alla conoscenza, e, all'infuori di essa, serve solo ad avvelenare l'esistenza.
La sola cosa che possa salvare l’uomo è l’amore. E se molti hanno finito per trasformare in banalità questa asserzione, è perché non hanno mai amato veramente.
La sola funzione della memoria è di aiutarci a rimpiangere.
La sorte di chi si è ribellato troppo è di non aver più energie se non per la delusione.
La speranza è la forma normale del delirio.
La storia non è forse, in ultima istanza, il risultato della nostra paura della noia, di quella paura che ci farà sempre prediligere il piccante e la novità del disastro, e preferire qualsiasi disgrazia al ristagno?
La storia è l'antidoto all'utopia.
La sua mancanza di talento rasentava il genio.
La timidezza, fonte inesauribile di disgrazie nella vita pratica, è la causa diretta, anzi unica, di ogni ricchezza interiore.
La tristezza: un appetito che nessun dolore sazia.
La vecchiaia, in definitiva, non è che la punizione di essere vissuti.
La vera eleganza morale consiste nell'arte di travestire le proprie vittorie da sconfitte.
La vera vertigine è l'assenza della follia.
La verità? Un incaponirsi da adolescenti o un sintomo di senilità.
La vita si crea nel delirio e si disfà nella noia.
La vita è un fenomeno colossale che non ha alcun senso.
La vita è un'occupazione da insetti.
La vita, questa prosopopea della materia.
Le fonti di uno scrittore sono le sue ignominie: colui che non ne scopre dentro di sé, o che vi si sottrae, è destinato al plagio o alla critica.
Le notti in cui abbiamo dormito è come se non fossero mai esistite. Restano nella memoria solo quelle in cui non abbiamo chiuso occhio: notte vuol dire notte insonne.
Le opere muoiono; i frammenti, non avendo vissuto, non possono neppure morire.
Le radici del dubbio sono profonde quanto quelle della certezza. Il dubbio però è più raro, raro come la lucidità e la vertigine che l'accompagna.
Le rughe di una nazione sono altrettanto visibili di quelle di una persona.
Leggere è lasciare che un altro fatichi per voi. La forma più delicata di sfruttamento.
Mentre agiamo abbiamo uno scopo; ma l'azione, una volta conclusa, non ha per noi maggiore realtà dello scopo che perseguivamo. Non c'era dunque nulla di veramente consistente in tutto ciò, era solo gioco. Ma ci sono alcuni che hanno coscienza di questo gioco durante l'azione stessa: vivono la conclusione nelle premesse, il realizzato nel virtuale, minano la serietà con il fatto stesso di esistere.
Mettete al bando la bestemmia. Comprenderete allora le sue virtù liberatrici, la sua funzione terapeutica, la superiorità del suo metodo rispetto a quello della psicanalisi, delle ginnastiche orientali o della Chiesa, e soprattutto comprenderete che proprio alle sue meraviglie, alla sua assistenza costante, la maggior parte di noi deve il fatto di non essere né criminali né pazzi.
Mi fa orrore sviluppare, spiegare, commentare, sottolineare, mi fa orrore tutto quello che ricorda il filosofo, e quindi il professore. La filosofia è un pensiero che si spande (come si dice dello sterco di vacca quando si allarga). Non amo che il pensiero conciso, fulminato in una formula.
Mi piacerebbe essere libero, perdutamente libero. Libero come un nato morto.
Modelli di stile: la bestemmia, il telegramma e l'epitaffio.
Morire a sessanta o a ottant'anni è più duro che a dieci o a trenta. L'assuefazione alla vita, ecco la difficoltà. Perché la vita è un vizio. Il più grande che ci sia. Il che spiega perché si faccia tanta fatica a sbarazzarsene.
Nei suoi momenti migliori il cattolicesimo fu sanguinario, come si addice a ogni religione veramente ispirata.
Nella divinità è più importante ritrovare i nostri vizi che le nostre virtù.
Nella ricerca del tormento, nell'accanimento alla sofferenza, solo il geloso può competere con il martire. Eppure, si canonizza l'uno e si ridicolizza l'altro.
Nelle prove cruciali, la sigaretta è un aiuto più efficace dei vangeli.
Nessuno guarisce dalla malattia dell'essere nato, una ferita mortale se mai ce n'è stata una.
Niente supera in gravità gli sgarbi e le villanie che si commettono per timidezza.
Noi deriviamo la nostra vitalità dal magazzino della pazzia.
Noi non corriamo, verso la morte, fuggiamo la catastrofe della nascita, ci affanniamo, superstiti che cercano di dimenticarla. La paura della morte è solo la proiezione nel futuro di una paura che risale al nostro primo istante.
Non aver realizzato nulla, e morire sfiniti.
Non c'è nulla che giustifichi il fatto di vivere.
Non c'è posizione più falsa dell'aver capito e rimanere ancora in vita.
Non c'è salvezza fuori del suicidio.
Non c'è un solo moralista che non possa essere convertito in un precursore di Freud.
Non faccio niente, d'accordo. Ma vedo passare le ore, e questo è meglio che cercare di riempirle.
Non ho mai potuto sapere che cosa vuol dire essere, salvo qualche volta in momenti eminentemente non filosofici.
Non mi manca l'aria, no, ma non so che farne, non vedo perché respirare.
Non posseggo la fede, per mia fortuna. Se l'avessi, vivrei nella paura costante di perderla. Quindi, lungi dall'aiutarmi, essa mi nuocerebbe soltanto.
Non posso vedere un quadro moderno senza rallegrarmi per la scomparsa della faccia.
Non senza rischio si abusa della propria facoltà di dubitare. Lo scettico, quando non trae più alcun principio attivo dai suoi problemi e interrogativi si avvicina al proprio epilogo, anzi lo cerca, gli corre incontro: qualcun altro tronchi le sue incertezze, qualcun altro lo aiuti a soccombere.
Non si chiede libertà, ma qualche apparenza di libertà. È per questi simulacri che l'uomo si agita tanto, da sempre. Del resto, se la libertà è, com'è stato detto, solo una sensazione, che differenza c'è tra essere e credersi libero?
Non si scrive perché si ha qualcosa da dire ma perché si ha voglia di dire qualcosa.
Non si vive in un paese, si vive in una lingua.
Non solo la vita non ha alcun senso, ma non può averne uno.
Non vale la pena uccidersi, dato che ci si uccide sempre troppo tardi.
Non vi è che questo pullulare di moribondi affetti da longevità, tanto più detestabili in quanto sanno organizzare così bene la loro agonia.
Non vi è nobiltà se non nella negazione dell'esistenza, in un sorriso che sovrasta paesaggi annientati.
Non vi è santità senza una voluttà della sofferenza e senza una raffinatezza sospetta. La santità è una perversione senza eguali, un vizio del cielo.
Non è Dio, è il Dolore a godere dei vantaggi dell'ubiquità.
Non è grazie al genio ma grazie alla sofferenza, e solo grazie ad essa, che smettiamo di essere una marionetta.
Obiezione contro la scienza: questo mondo non merita di essere conosciuto.
Ogni amicizia è un dramma impercettibile, una serie di sottili ferite.
Ogni inizio di idea coincide con una sofferenza, preferibilmente segreta.
Ogni inizio di idea corrisponde a un'impercettibile lesione della mente.
Ogni legame è sofferenza e causa di sofferenza. Finché non ci si emancipa dagli esseri, si vive nella pura vulnerabilità.
Ogni occidentale tormentato fa pensare ad un eroe dostoevskiano con un conto in banca.
Ogni pensiero deriva da una sensazione frustrata.
Ognuno espia il suo primo istante.
Passata la trentina, non ci si dovrebbe interessare agli avvenimenti più di quanto un astronomo non si interessi ai pettegolezzi.
Pensare significa smettere di venerare, significa levarsi contro il mistero e proclamarne il fallimento.
Per alcuni la felicità è una sensazione cosi insolita che appena la provano, si allarmano e s'interrogano su questo nuovo stato; nulla di simile nel loro passato: è la prima volta che si avventurano fuori della sicurezza del peggio.
Per non aver saputo celebrare l'aborto e legalizzare il cannibalismo, le società moderne dovranno risolvere le loro difficoltà adottando procedimenti ben più sbrigativi.
Per paura di essere uno qualsiasi, ho finito col non essere niente.
Per raggiungere non tanto la felicità quanto l'equilibrio, dovremmo liquidare una buona parte dei nostri simili, praticare quotidianamente il massacro, sull'esempio dei nostri fortunatissimi avi.
Perfino respirare sarebbe un supplizio senza il ricordo o il presentimento del paradiso, oggetto supremo e tuttavia inconscio dei nostri desideri.
Permettendo l'uomo, la natura ha commesso molto più che un errore di calcolo: ha commesso un attentato contro se stessa.
Piante e bestie recano i segni della salvezza come l'uomo quelli della perdizione. Questo è vero per ciascuno di noi, per l'intera specie, accecata e vinta dall'esplosione dell'Incurabile.
Più ancora che la religione, il cinismo commette l'errore di prestare troppa attenzione all'uomo.
Più ancora che nella poesia, è nell'aforisma che la parola è dio.
Più di una volta ho immaginato l'incanto che seguirebbe a una guerra atomica: finalmente la terra senza uomini!
Più gli uomini si allontanano da Dio, più progrediscono nella conoscenza delle religioni.
Più si vive, meno sembra utile aver vissuto.
Più si è sofferto, meno si rivendica. Protestare è segno che non si è attraversato alcun inferno.
Più uno spirito corre dei pericoli, più sente il bisogno di apparire superficiale, di darsi un'aria frivola e di moltiplicare i malintesi sul proprio conto.
Prima che un errore fondamentale, la vita è una mancanza di gusto cui né la morte né la poesia stessa riescono a porre rimedio.
Promossi al rango di incurabili, siamo materia dolente, carne urlante, ossa rose da grida, e i nostri stessi silenzi non sono che lamenti strozzati.
Proprio perché non riesce più a detestare le altre religioni, perché le comprende, il cristianesimo è finito: manca sempre più di quella vitalità da cui procede l'intolleranza. E l'intolleranza era la sua ragione d'essere. Per sua disgrazia ha cessato di essere mostruoso.
Psicologo come nessun altro, il prete è l'esemplare umano più disingannato, incapace per mestiere di accordare il minimo credito al suo prossimo.
Pubblicare un libro comporta lo stesso genere di noie di un matrimonio o di un funerale.
Quale incitamento all'ilarità sentire la parola scopo seguendo un corteo funebre!
Qualsiasi fede rende insolenti: acquisita di recente, inasprisce gli istinti peggiori.
Quando ci si rifiuta di fare del lirismo, riempire una pagina diventa un supplizio: a che serve scrivere per dire esattamente quello che si aveva da dire?
Quando due persone si rivedono dopo molti anni dovrebbero sedersi l'una di fronte all'altra e non dirsi niente per ore ed ore, affinché con il favore del silenzio la costernazione possa assaporare se stessa.
Quando non abbiamo uno scopo verso cui convergano tutte le nostre azioni, amiamo solo il pensiero discontinuo, spezzato, immagine della nostra vita andata in frantumi.
Quando si sa che ogni problema è soltanto un falso problema, si è pericolosamente vicini alla salvezza.
Quando siamo nati abbiamo perso quanto perderemo con la morte: tutto.
Quasi tutte le opere sono fatte con sprazzi di imitazione, brividi appresi ed estasi plagiate.
Quello che so a sessant'anni, lo sapevo anche a venti. Quindi quarant'anni di una lunga, evitabile verifica.
Saper dosare la banalità e il paradosso: è tutta qui l'arte del frammento.
Sapere che si è mortali significa in realtà morire due volte, anzi, tutte le volte che si sa di dover morire.
Sbarazzarsi della vita è privarsi del piacere di riderne.
Se Noè avesse avuto il dono di leggere il futuro sicuramente avrebbe affondato la sua barca.
Se c'è qualcuno che deve tutto a Bach, questi è proprio Dio.
Se la morte avesse solo lati negativi, morire sarebbe un atto impraticabile.
Se la morte non fosse una forma di soluzione, i viventi avrebbero trovato un modo qualsiasi di aggirarla.
Se obbedissi al primo impulso, passerei le giornate a scrivere lettere di ingiurie e di addio.
Se potessimo provare una segreta voluttà tutte le volte che veniamo completamente ignorati, avremmo la chiave della felicità.
Se potessimo vederci con gli occhi degli altri, scompariremmo all'istante.
Se si avesse una certa tendenza ad assolvere il creatore, a considerare questo mondo come accettabile e anzi soddisfacente, bisognerebbe sempre fare le proprie riserve sull'uomo, il punto nero della creazione.
Se tutti coloro che abbiamo ucciso col pensiero scomparissero davvero, la terra non avrebbe più abitanti.
Se tutto continua, il motivo è che gli uomini non hanno il coraggio di disperare.
Senza Dio tutto è notte, e con lui la luce stessa diventa inutile.
Senza Dio tutto è nulla. E Dio? Nulla supremo.
Senza la volontà né l'audacia di assaporare le nostre paure, come potremmo farne un pungolo o una voluttà? Tremare è facile; ma saper dirigere il proprio tremito è un'arte: da qui derivano tutte le ribellioni. Colui che vuole evitare la rassegnazione deve educare, medicare i propri spaventi e mutarli in gesti e parole.
Si avvicina all'essenza del tempo soltanto chi sa sprecarlo. L'uomo di nessuna utilità.
Si crede veramente fino a quando non si sa chi implorare. Una religione è viva solo prima dell'elaborazione delle sue preghiere.
Si distrugge una civiltà soltanto quando si distruggono i suoi dèi.
Si diventa tolleranti soltanto nella misura in cui si perde di vigore, si cade amabilmente nell'infanzia, e si è troppo stanchi per tormentare gli altri con l'amore o con l'odio.
Si dovrebbe importunare qualcuno soltanto per annunciargli un cataclisma o per fargli un complimento che gli desse le vertigini.
Si insiste sulle malattie della volontà, e si dimentica che la volontà come tale è sospetta, e che non è normale volere.
Si può concepire un Dio arbitrario, vendicativo, capriccioso come Yahweh o Zeus, ma non un Dio padre, buono, sollecito come ha fama di essere quello dei cristiani. Se c'è un miracolo, è che questa figura ideale di Padre, mai giustificata dalla realtà, in nessun momento si sia potuta giustificare per duemila anni. Il "teismo" è veramente un modello di sistema delirante.
Si può sopportare qualsiasi verità, per quanto distruttrice sia, purché surroghi tutto, e abbia la stessa vitalità della speranza alla quale si è sostituita.
Si vive nel falso fino a che non si è sofferto. Ma quando si comincia a soffrire, si entra nel vero soltanto per rimpiangere il falso.
Si è e si resta schiavi finché non si è guariti dalla mania di sperare.
Siamo tutti in fondo a un inferno, dove ogni attimo è un miracolo.
Soffrire è produrre conoscenza.
Soffrire: il solo modo d'acquisire la sensazione d'esistere.
Solo le filosofie e le religioni che adulano l'uomo hanno successo. Il cristianesimo ha dominato per secoli non in virtù del peccato originale, né dell'inferno, ma perché il figlio di Dio si è degnato di incarnarsi.
Soltanto chi non ha approfondito nulla può avere delle convinzioni.
Soltanto gli ottimisti si suicidano, gli ottimisti che non possono più esserlo. Gli altri, non avendo alcuna ragione per vivere, perché dovrebbero averne una per morire?
Soltanto uno spirito incrinato può avere aperture sull'aldilà.
Sono felici solo coloro che non pensano mai, vale a dire coloro che pensano giusto il poco che basta per vivere.
Sono talmente appagato dalla solitudine che il minimo appuntamento è per me una crocifissione.
Sono un grande appassionato di biografie, come tutti quelli che non hanno una "vita".
Tante volte mi ha fatto morire la mia avidità di agonie che mi sembra indecente abusare ancora di un cadavere dal quale non posso ricavare più niente.
Trascinarsi pian piano come una lumaca e lasciare la scia, con modestia, applicazione e, in fondo con indifferenza… nella voluttà tranquilla e nell'anonimato.
Trasportandoci al di qua del nostro passato, l'ossessione della nascita ci fa perdere il gusto del futuro, del presente, e del passato stesso.
Tutte queste bestie hanno un contegno decente, all'infuori delle scimmie. Si sente che l'uomo non è lontano.
Tutti hanno lo stesso difetto: aspettano di vivere, giacché non hanno il coraggio di ogni istante.
Tutti i nostri rancori derivano dal fatto che, rimasti al di sotto di noi stessi, non siamo stati in grado di raggiungere la nostra meta. Questo non lo perdoneremo mai agli altri.
Tutto ciò che può essere di buono in noi proviene dalla nostra pigrizia, dalla nostra incapacità d'agire e di eseguire i nostri piani.
Tutto ha l'aria di esistere, e non c'è niente che esista.
Tutto si può soffocare nell'uomo, salvo il bisogno di assoluto, che sopravvivrebbe alla distruzione dei templi e perfino alla scomparsa della religione sulla terra.
Tutto è niente questa la rivelazione iniziale dei conventi. Così inizia la mistica. Tra il niente e Dio c'è meno di un passo, perché Dio è l'espressione positiva del niente.
Tutto è nulla, anche la coscienza del nulla.
Tutto è; niente è. L'una e l'altra formula arrecano uguale serenità. L'ansioso, per sua disgrazia, rimane a mezza strada, tremebondo e perplesso, sempre alla mercé di una sfumatura, incapace di insediarsi nella sicurezza dell'essere o dell'assenza di essere.
Un dio comincia a diventare falso nel momento in cui nessuno si degna di farsi ammazzare per lui.
Un filosofo sfugge alla mediocrità solo grazie allo scetticismo o alla mistica le due forme della disperazione di fronte alla conoscenza. La mistica è un'evasione dalla conoscenza, lo scetticismo una conoscenza priva di speranza. Due modi di dire che il mondo non è una soluzione.
Un impiego avrebbe fatto anche di Buddha un semplice scontento.
Un libro che lascia il lettore uguale a com'era prima di leggerlo è un libro fallito.
Un libro che, dopo aver demolito tutto, non demolisca anche se stesso, ci avrà esasperato invano.
Un libro deve avere un peso e presentarsi come una fatalità; quando lo leggiamo deve darci l'impressione che non avrebbe potuto non essere scritto.
Un libro deve frugare nelle ferite, anzi deve provocarle. Un libro deve essere un pericolo.
Un libro è un suicidio differito.
Un pensatore costruisce un sistema a partire da ciò che osserva e non da ciò che desidera.
Un uomo che si rispetti non ha patria.
Un'esistenza che non nasconda una grande follia è priva di valore.
Un'idea, un essere, qualsiasi cosa si incarni perde il suo volto, tende al grottesco. Frustrazione del compimento. Non evadere mai dal possibile, lasciarsi andare, da eterno velleitario, dimenticare di nascere.
Una civiltà esordisce col mito e termina nel dubbio.
Una forma invidiabile di gloria, forse tra le più belle: legare il proprio nome al crollo di una religione.
Una lacrima ha radici più profonde di un sorriso.
Una sensazione deve essere caduta molto in basso per accettare di trasformarsi in un'idea.
Una sola cosa conta: imparare a essere perdenti.
Utopia, ricordiamocelo, significa da nessuna parte.
Verità è una parola che non si dovrebbe usare. Ricorrervi è presunzione, anzi spudoratezza.
Vi è qualcosa di sacro in ogni essere che non sa di esistere, in ogni forma di vita indenne da coscienza.
Vi è una certa bassezza d'animo a pretendere che, quando siamo infelici, gli altri si interessino alle nostre disgrazie.
Vitalità dell'amore: non si può, senza essere ingiusti, parlar male di un sentimento che è sopravvissuto al romanticismo e al bidet.
Vivere è perdere terreno.
Vivo solo perché è in mio potere morire quando meglio mi sembrerà: senza l'idea del suicidio, mi sarei ucciso subito.
Volete costruire una società in cui gli uomini non si nocciano più reciprocamente? Lasciateci entrare soltanto degli abulici.
Vorrei perdere la ragione a un unico patto: essere sicuro di diventare un pazzo allegro, brioso ed eternamente di buon umore, senza problemi né ossessioni, che ride senza motivo dalla mattina alla sera.
È chiaro come il sole che Dio era una soluzione e che non ne troveremo mai una altrettanto soddisfacente.
È facile essere "profondi"; basta lasciarsi sommergere dalle proprie tare.
È maschera tutto ciò che non è la morte.
È meraviglioso che ogni giorno ci porti una ragione nuova di sparire.
È proprio del dolore non avere vergogna di ripetersi.
È semplice chiacchiera ogni conversazione con chi non ha sofferto.
È sicuramente un cattivo autore quello che pretende di scrivere per la posterità. Non si deve sapere per chi si scrive.