Dentro la filosofia vive la perenne tentazione del poetico, che va accolta o respinta.
Gli ebrei sono costretti a contemplare, se non ad accettare o a razionalizzare, l'atroce paradosso della loro colpevolezza innocente, il fatto che sono stati loro a rappresentare nella storia occidentale l'occasione, la possibilità ricorrente per il gentile di diventare meno che umano.
I parafulmini devono essere saldamente infissi nel terreno. Anche le idee più astratte e speculative devono essere ancorate nella realtà, nella materia delle cose.
Il giudaismo e le sue due principali note a piè di pagina, il cristianesimo e il socialismo utopico, discendono direttamente dal Sinai, e anche gli ebrei erano solo un piccolo gruppo disprezzato e perseguitato.
Il grande filosofo è quello il cui discorso, per modo di dire, viene vissuto intimamente di generazione in generazione.
Il pensiero assoluto è antisociale, antigregario, forse autistico. È una lebbra che cerca l'isolamento.
L'adozione acritica del "rivelato" e del mistero dell'autorità implicati dalla rivelazione rendono ancora più difficile, o forse persino impossibile, la conquista di quel diritto più esigente: tacere a proposito di Dio.
L'atto classico della lettura richiede silenzio, intimità, cultura letteraria e concentrazione.
L'atto di lettura è autentico soltanto quando conosciamo integralmente un autore, quando esaminiamo con sollecitudine particolare, anche se un po' irritata, i suoi «fallimenti» per elaborare una nostra visione personale della sua presenza.
La nostra capacità di previsione è ridicolmente miope
La vera assenza di parola giunge con la morte. Morire è finire di chiacchierare.
Leggiamo il libro, ma, più profondamente forse, è il libro a leggere noi.
Nel cuore del comunismo c'è la menzogna. La menzogna centrale, assiomatica: un regno di giustizia, una fratellanza senza classi, una liberazione dalla servitù qui e ora. In questo mondo. È questa la grande menzogna. La corruzione e il tradimento sistematici della speranza umana.
Non c'è vocazione più pericolosa dell'esercizio della ragione, essa stessa critica costante, aperta o mascherata, alle norme vigenti.
Non impariamo più a memoria, "con il cuore". Gli spazi interiori sono muti o intasati di banalità discordanti.
Non è un vero lettore, non è un philosophe lisant, colui che non ha mai provato il fascino accusatore dei grandi scaffali pieni di libri non letti.
Nulla di amabile è eterno o sempiterno o immortale, ovvero l’eterno non è amabile.
Pensare è sommamente nostro; sepolto nella privatezza più intima del nostro essere, È anche il più comune, usurato, ripetitivo degli atti. Questa contraddizione non può essere risolta.
Questo è il vero genio del capitalismo: impacchettare, mettere l'etichetta con il prezzo sui sogni degli uomini. Mai valutarci al di sopra della nostra mediocrità.
Si pensa a proprio rischio e pericolo.
Sia in filosofia sia in letteratura lo stile è sostanza.
Uccidendo i suoi ebrei, l'Europa si è suicidata.
Un libro autentico non è mai impaziente. Può attendere secoli per risvegliare un’eco vivificante.
Un nuovo atto di pensiero, un immaginare privo di precedenti discernibili, è l'ambizione, riconosciuta o meno, degli scrittori, dei pittori, dei compositori, dei pensatori.
È impazienza. Impazienza. Ecco cos'è il socialismo. Una furia dell'adesso.
È nella letteratura, nella poesia, nel dramma, nel romanzo che i modelli filosofici e il vaglio delle possibilità metafisiche e morali ricevono la densità, il peso realizzato ed esistenziale della vita vissuta.