Il male di vivere è forse la sola ragione per vivere, in quanto segno del progresso del pensiero e della coscienza. La grandezza dell'uomo, in fondo, sta anche nelle sue ferite.
Il progresso umano ha liberato il pensiero, ma allo stesso tempo ha incrementato l'angoscia di questo pensiero che si ritrova solo con se stesso, solo e libero. Da qui il malessere, mal di vivere che un tempo solo le menti eccezionali conoscevano, e che oggi coinvolge intere folle.
La grandezza dell'uomo non consiste nell'essere felice, ma nell'essere consapevole, lucido.
La mondializzazione dell'istupidimento è cominciata: i suoi attori si adoperano a tenere lontane le problematiche e il bisogno di riflessione occupando il tempo libero delle masse con ogni sorta di gioco. La tecnologia procura i mezzi necessari, dal cellulare che permette di parlare ovunque per non dire niente e di ricevere informazioni inutili attraverso Internet, fino ai computer e sofisticati apparecchi televisivi che focalizzano l'attenzione delle folle sul virtuale e l'aneddotico, lasciando la realtà e le cose importanti nelle mani di dirigenti che soddisfano così le loro fantasie di potere.
Oltre ai farmaci, efficaci sui neurotrasmettitori ma impotenti contro il pessimismo, l'arma più temibile contro il mal di vivere è l'infantilizzazione degli individui attraverso l'azione di multimedia sempre più potenti. Nel nome della gioia di vivere, assistiamo a una gigantesca regressione culturale e intellettuale.
Qualsiasi essere umano che inizi a riflettere è un potenziale pessimista.