Passione

Aforismi

Guido Ceronetti

"Date a Cesare quel che è di Cesare". "Date a Dio quel che è di Dio". Non ci resterebbe niente. Proviamo a non dare niente a nessuno dei due.
A chi non capisce l'allusione è inutile fornire la spiegazione.
A misura che avanziamo nel tragico, il senso del tragico diminuisce.
Alla pena di morte si può sostituire come cerimonia compensatrice finalmente incruenta la maledizione pubblica.
Allo stomaco rovinato corrisponde cervello guasto.
Andare per campagne, oggi, è come passare per un vecchio quartiere in demolizione.
C'è come un velo sulla retina dei non vegetariani, quasi un materializzarsi di un velo sull'anima, che gli impedisce di vedere il cadavere, il pezzo di cadavere cotto, nel piatto di carne o di pesce.
Cercano disperatamente nel medico lo sciamano o il sacerdote; il medico, ottuso, impaurito, si barrica dietro la Tecnica, la Chimica, la Fisica, l'Esperimento, l'Analisi.
Chi tace o non sorride dopo l'amore, degrada Eros.
Chi tollera i rumori è già un cadavere.
Ci sforziamo di conservarci in salute per poter morir bene di radiazioni o di aria avvelenata.
Ci sono dolori che possono calmare soltanto dosi molto elevate, così elevate da risultare mortali, di stupefacenti. Chi le pretende, per sé o per qualcuno che ama, ha certo più ragione di chi gliele nega.
Cibarsi di pezzi di animali macellati è un'anomalia, fuori della dieta vegetariana non c'è giovinezza vera.
Collezionare insetti trafitti è un crimine.
Cristo, sei la vera droga! Così lo invocano i drogati della Jesus Revolution (movimento californiano); non immaginano quanto sia vero e confermato da duemila anni di storia umana.
Dice un vecchio medico: "La salute è uno stato precario dell'uomo, che non promette niente di buono".
Dicono di avere abolito i sacrifici animali! Soltanto il rito hanno abolito: li sterminano ininterrottamente, illimitatamente, senza bisogno: il sacerdote si è fatto industria.
Evacuando si può pensare alla vita e alla morte, mangiando si può pensare a tutto, ma molto male, nel coito non si può e non si deve pensare a nient'altro. È svuotamento mistico. Ma per tutti.
Facce concentrate hanno tutti i calabresi. Sembrano, pur non pensando, una nazione di filosofi.
Facile è amare insetti che troviamo bellissimi, rari, figli del musicale ronzare lontano dei Tristi Tropici, difficile l'amore per mosche, scarafaggi, zanzare. Se li ami, se gli concedi un angolo della tua carne perché si sfamino, sei già rinato Buddha.
Fare a pezzi un giornale quotidiano è l'unico mezzo per liberarsi, d'un colpo, da ladri, assassini, truffatori, apostoli, catastrofi.
Finché avranno voglia di uccidere, non perderanno il gusto di generare.
Forse è per via dello zolfo contenuto e soffiato via dagli intestini, che si è pensato allo zolfo come emanazione del Diavolo e odore caratteristico dell'Inferno.
Hanno preso la via più facile: deificare Cristo invece di comprenderlo.
I corpi li unisce il piacere, le anime la pena.
I prodotti farmaceutici per cani e gatti dovrebbero essere prima sperimentati sull'uomo, tenuto in appositi stabulari.
I turisti sono ombre.
Il cancro entra in noi o noi entriamo, ammalandoci, nella rivelazione del cancro universale?
Il corpo è un perfido e un traditore: con lui viaggiamo come con un Thug. Fa sorrisi alla vita ed è un sicario della morte.
Il diluvio di carni macellate che cade ogni giorno sulle città dell'occidente annuncia stragi, malattia, pazzia collettiva, perdita d'anima, oscuramento e imbrattamento mentale. Più energie malsane per teste da sbatacchiare nel buio. C'è dentro la maledizione delle quaglie alle tombe dell'ingordigia.
Il più straordinario degli innumerevoli enigmi umani è l'esistenza (certa, dimostrabile, indubitabile, e sempre nuova sotto il sole) qua e là, dei buoni.
Il sondaggio e le statistiche hanno sostituito gli oroscopi, ma hanno valore e probabilità uguali.
Il tatuaggio era il segno dell'uomo in carcere, l'arte lugubre dei reclusi e dei condannati. Che sia diventato arte e fenomeno di massa senza distinzioni può indicare questo: che la carcerazione perpetua è ormai una condizione stabile, che non ci sono più differenze tra la prigione, la via di fuori, la casa. Gioventù tatuata è gioventù che si vuole ammanettata, che ha terrore essere libera.
Il terremoto, che non ha cessato di percorrere in tutti i sensi della terra, è una specie di refrigerio per le città malate d'uomo.
Imparare la bellezza del verbo subire e tenerselo come stella polare. Non servono ribellioni perché tutto è incessante subire e patire violenza. Comprendere l'inevitabilità del subire non è rassegnazione: è attivo conoscere. Di sopruso in sopruso, di violenza in violenza subite, si arriva alla fine della corsa, della strada maestra, della notte. Si può subire disprezzando, respingendo, uccidendo mentalmente chi ci obbliga a subire, naufraghi nella bellezza malinconica e pura dell'accettare.
In amore, in quelli che il linguaggio imbecille si è fissato di chiamare tradimenti, non c'è, di tradimenti, neppure l'ombra: ci sono soltanto delle fedeltà alla vita.
L'albergo che ha un lento ascensore di legno con velluti lisi scricchiolante nella tromba delle scale sarebbe albero delle Fate, se non fosse ormai introvabile.
L'albergo giusto bisogna meritarselo.
L'arma più pericolosa che sia stata inventata è l'uomo.
L'inferno turistico è tra i peggiori perché ti senti sepolto, impiramidato nella stupidità, e hai paura di essere dimenticato là sotto, che nessuno venga a tirartene fuori.
L'ottimismo è come l'ossido di carbonio: uccide lasciando sui cadaveri un'impronta di rosa.
L'uomo beve il Tè perché lo angoscia l'uomo. Il Tè beve l'uomo, l'erba più amara.
L'uomo non può cambiare, né prendere un'altra strada; può soltanto finire male.
L'uomo osa permettersi ancora delle crudeltà, quando già commette tranquillamente e ripetutamente l'atto più crudele di tutti: generare, dare agli orrori della vita esseri che non sono e non patiscono dolore.
L'uomo è più complicato della mosca, che divora gli escrementi purché ne trovi. L'uomo coprofago li cerca nel corpo e li vuole ricevere dal corpo, come parte vivente di quel corpo, desiderato brancicando nella sua intimità alchemica più oscura.
L'uomo è un'anima che trascina un cadavere. Noi deploriamo come morte il suo stancarsi, alla fine, di fare da spazzino.
L'utero, come la ruota, è un'invenzione molto semplice e non povera di conseguenze.
La Terra non rimpiangerà l'uomo, né l'Uomo la terra. Una coppia troppo litigiosa, che con le sue urla disturbava gli astri vicini.
La biancheria nera, erotismo per i poveri.
La civiltà ci ha sottratti alle spade, per farci meglio sentire la paura dei chirurghi.
La collera, nel civilizzato, rientra quasi sempre. Non viene espulsa, lo attossica. Siamo tutti botteghe chiuse di collere rientrate; le botteghe chiuse sono uno spettacolo triste.
La cosa peggiore degli alberghi è la mollezza dei letti. Le reti sono flaccide come trippa, la colonna vertebrale ne esce arcuata.
La decenza di un albergo risplende soprattutto nel rigore che impiega a far sparire tutte le tracce degli ospiti precedenti delle sue camere. Deve dare l'illusione che quella camera è occupata da qualcuno per la prima volta. Non è certo facile, anche perché le tracce che lasciamo non sono tutte visibili. Il pensiero della contaminazione psichica di un luogo può ostacolare seriamente il sonno.
La foresta quasi morta, dove spariscono i begli animali e gli uccelli, si popola sempre più di vipere. L'ultimo impressionante emblema della vita fuori dell'uomo è un moltiplicarsi di denti che stringono veleno.
La gioventù carnivora non è coi tempi, ha uno stomaco da secolo XIX che carnivorizzò l'Europa. Cibarsi di pezzi di animali macellati è un'anomalia, fuori della dieta vegetariana non c'è giovinezza vera. La carne è per lo più un'angosciata abitudine dei vecchi.
La maggior parte delle mie paure, circa ai mali fisici, riguarda i medici e le loro cure, non la malattia.
La morte come liberatrice dall'informazione.
La relazione midollare tra industria e cancro è forse qui, nella inesorabile rapina di ossigeno fatta dalla fabbrica a danno di chi ci lavora o abita vicino.
La satira è un atto sovrumano, perché ci vuole molta grandezza e molto coraggio per calpestare figuratamente la dignità umana.
La scelta profonda dell'uomo sarà sempre per un inferno appassionato, piuttosto che per un paradiso inerte.
La scienza fa che i cuori battano più a lungo ma li ha avviliti. Paghiamola, senza ringraziarla.
La terra desolata, senza uomini, soltanto l'amore dell'uomo per se stesso la immagina in preda alla desolazione. In realtà, la terra è desolata di non essere desolata. Purtroppo, di una terra realmente desolata, non conosceremo mai la profonda allegria.
Le foglie stanno volando via dal mondo e sopra c'erano dei messaggi e degli enigmi che non abbiamo decifrato. Anche le mani: lette poco, troppo poco; anche le rughe, i lobi... Non abbiamo letto che dei libri.
Le parole degli ottimisti pugnalano nella schiena l'infinità del martirio degli esseri umani sulla terra.
Le parti dov'è più odore sono quelle dove si raccoglie più anima. L'occhio, che è senza odore, è specchio, non anima. Aggiungere profumi al corpo è aggiungere anima o fingere di averne, se manca, una. Gli odori troppo forti ci sono diventati sgradevoli, perché l'eccesso d'anima è intollerabile a misura che l'animalità naturale è repressa e frenata dalla civiltà.
Meglio chi mangia carne seicento volte l'anno di chi la mangia, tanto per consentire, una volta la settimana: nel carnivorismo cieco, totale, tigresco, c'è una specie di innocenza, è materia che divora se stessa; in quello sporadico c'è l'uomo e la sua colpa.
Mi stupisco quando vedo gente giovane mangiare carne. Mi sembra talmente cosa d'altre epoche! La gioventù carnivora non è coi tempi, ha uno stomaco da secolo XIX che carnivorizzò l'Europa. Cibarsi di pezzi di animali macellati è un'anomalia, fuori della dieta vegetariana non c'è giovinezza vera. La carne è per lo più un'angosciata abitudine dei vecchi.
Nel non volere che siano posti limiti alle nascite, la Chiesa mostra che non si è estinta tutta la sua vocazione primitiva alla catastrofe.
Nel turismo non esistono né la vita né la morte, né la felicità, né il dolore: c'è soltanto il turismo, che non è la presenza di qualcosa, ma la privazione, a pagamento, di tutto.
Nessun gatto infuriato d'amore miagolerebbe a una femmina che avesse tirato qualche boccata di fumo o ne avesse impregnato il pelo; ma il degenerato uomo permette alle sue amanti di fumare.
Nessuno è perso, nell'infinito. Terribile è perdersi, sentire di essere persi, nel finito.
Non bisogna avere che relazioni superficiali con chi respinge agli e cipolle, perché si tratta di caratteri incapaci di profondità.
Non c'è né vera compassione né vera tenerezza senza alimentazione rigorosamente vegetariana.
Non c'è più profondo squilibrato che un egoista, dotato di coscienza, che cena e ri-cena, con qualche rimorso, non invitato.
Non importa che sia "del paradiso", una donna, porta. Importa soltanto che sia una porta. L'angoscia è il muro.
Non mangiare carne è un'etica assoluta: per chi sia cosciente di quel che significa allevare-macellare-trafficare carni, e non è disposto ad approvare tutto, e tuttavia non si astenga, non ci sarà perdono.
Non quel che mangi, ma quel che non mangi fa bene alla tua salute, l'uria e l'altra.
Per il medico ci sono infinite opportunità di abbreviare o troncare una pena senza speranza, e c'è anche il trapanante dovere di non trascurarle.
Per non vedere nelle forze attive della distruzione il Dio che cerchiamo e amiamo, è utilissima la finzione di Satana, che ci maschera l'intollerabile verità.
Per quanta giustizia possa esserci in una città, basterà la presenza del mattatoio a farne una figlia della maledizione. Per quanto nobile possa essere una ricerca di medicina, la sperimentazione su esseri viventi ne farà sempre una figlia della maledizione.
Quando avrai nominato la vita, tutti gli altri possibili carnefici possono restare anonimi.
Quando la guerra si faceva col cavallo, quasi sempre toccava al cavaliere dare il colpo di grazia alla cavalcatura ferita e rantolante. E anche nella guerra senza cavallo l’eutanasia è una delle poche leggi umane, non scritte, non dell’Aja, che sopravvivono: si finisce il compagno, l’amico, il sottoposto che implora l’unica grazia, l’unico atto pietoso di cui ha ancora bisogno.
Quanti di noi sarebbero naufraghi senza speranza in una notte atlantica, senza le voci che si levano e ci chiamano dai libri.
Quel che non bisogna assolutamente che i figli sappiano, è che li si è fatti nascere.
Rapinarti del silenzio, non è già un crimine?
Schiacciare un insetto aggrava il debito karmico.
Scoprire che il medico non è un Dio fa soffrire, perché non riusciamo ad abbandonare l'idea di un Dio guaritore e amico sopra di noi.
Se Dio è tutto, non dà gioia essere parte di questo tutto.
Se cercando una mano nel buio trovi invece un culo, pensa alla ricchezza e al mistero del buio.
Se denaro è simbolo di escrementi, l'avarizia non è che una forma di coprofagia.
Se l'aborto è omicidio, avrà almeno l'attenuante della legittima difesa.
Se si sappia vivere da vinti, lo si è un po' meno.
Se un bambino maltratta un animale, anche grosso, bisogna picchiarlo, perché il più forte e il più cattivo è lui.
Siamo nel raggio misterioso di un grande Cancro, dentro il quale cerchiamo affannosamente, a prezzo di grandi sofferenze di infiniti altri viventi, di scrutare e fermare i casi di cancro particolari.
Solo un vero vegetariano è capace di vedere le sardine come cadaveri e la loro scatola come una "bara di latta"; un mangiatore di carne neanche se lo chiudono nel frigorifero di una macelleria avrà la sensazione di coabitare con dei cadaveri squartati.
Sono particolarmente temibili le grandi organizzazioni sanitarie, gli ospedali dove, per latitanza della pietà e della legge, non è concesso di morire. Bisogna lottare, lottare strenuamente, per morire in casa, con medici e familiari che capiscano il nostro diritto di morire quando è l'ora di morire.
Spariti gli animali feroci, sgombrati i terrori del cielo, al confronto piacevoli distrazioni, quale fonte unica di paura non resta che l'uomo.
Sterile d'anima è oggi chi coscientemente procrea, arido chi dà creature a un deserto ben più crudele di quello dei nomadi semiti, che poteva ancora miracolosamente fiorire.
Tutte le torture, i patimenti, i terrori inflitti agli animali appartengono legittimamente al dolore infinito della storia e ne modificano il senso, se ne abbia uno.
Tutto è fatto banca, museo, archivio; tutto quel che chiamiamo Vita è già nelle teche; visitatori e clienti gli ex vivi, i Refaim letterali, i Deboli. Avere voglia ancora di questo non-vivere, che per molti è già lo stato normale, è veramente da anime morte, che un filo elettrico fa ballare, perché possano visitare, nelle ore di apertura, il Museo della Vita.
Un fine autentico può fare a meno di speranze e anche di ogni probabilità di essere raggiunto.
Un necrofilo moderato può accontentarsi benissimo del letto di una donna molto frigida.
Un segno di vecchiaia è l'inettitudine a creare aforismi. A settanta e oltre la natura ti ha già dato per morto, ti dà alle pale e agli angeli della reincarnazione. L'aforisma è un'illuminazione spermatica metafisica, tra i quaranta e i cinquanta è la sua età ideale.
Un tè allo zenzero fortifica la vista interna, allarga la capacità dell’occhio sepolto, fa dire allo spirito dov’è entrato: io posso.
Un uomo che viene lodato è un uomo che viene messo in catene.
Un vecchio non disperato è un grande sapiente o un grande stupido.
Un vero albergatore considererà tutti i suoi clienti, anche i più loschi, una volta che li avrà accolti nelle sue camere, come figli in tenera età, convalescenti di un taglio d'appendicite o di altro coltello, e ne proteggerà il riposo con materno, infinito amore.
Un'assuefazione perfetta alla vita urbana odierna è segno di gravissimo squilibrio. È sano soltanto chi ne soffre.
Uno dei mali provocati dall'allungamento artificiale della vita è che molti, vogliosi di mettere fine ai loro giorni, sono costretti a rimandare l'atto liberatore perché i loro vecchi, a cui non possono infliggere il dolore del proprio suicidio, sono ancora vivi.
Uscire dalla città, a piedi, è faticosissimo. T'investe la lava bollente del brutto, del rumore, strade sopra strade, tremendi ponti di ferro, treni, camion, tir, corsie con sbarramenti, impraticabili autostrade, un vero teatro di guerra.
È l'interdetto sacro che protegge la natura, non la buona educazione, non la legge civile. Se l'ulivo è sacro a un Dio, l'ulivo non sarà tagliato. Se il maiale è sacro, nessuno lo mangerà.
È meglio morire svuotandosi che riempendosi, e meglio di fame che d'indigestione.
È strano che non succeda. Troverei, medico, normalissimo che una donna incinta abortisse dopo aver scorso un giornale quotidiano.
È un pensiero che calma e dà forza, sapere che tra i libri che possediamo ce ne sono alcuni sufficienti a liberare e a salvare. Se ne aggiungono di nuovi, quasi ogni giorno, ma quelli necessari già ci sono da tempo.