Gli errori e i mali del popolo sono l'opera di quelli che lo governano.
L'uomo che non ha di che vivere di sua proprietà, deve necessariamente servire: ma quello che possiede abbastanza per vivere del proprio, può essere veramente libero.
L'uomo può essere piuttosto definito un animale religioso che un animale ragionevole, se si consideri che negli altri animali v'ha qualche cosa di ragionevole, ma nulla vi si trova di religioso.
La religione di sua natura è ugualmente lontana dalla dipendenza e da qualsivoglia interesse del mondo vizioso, o corrotto, a cui si vorrebbe farla servire: perciò la politica la rende coercitiva allorché vuol farla servire ad un interesse qualunque.
Non è la perfezione di un sol uomo in particolare, o di alcuni individui, che costituisce quella di un buon governo; ma la miglior forma di governo è quella che nasce dall'intrinseca perfezione dello spirito di una nazione intera.
Ogni governo è fondato sull'interesse; ed è appunto l'interesse più potente che deve dominare come fondamento del governo.
Ogni legge che lascia il meno d'arbitrio ai giudici e ai tribunali è la più perfetta.
Ovunque il popolo non ha proprietà onde esistere, il governo è monarchico o aristocratico. Ovunque il popolo può esistere di sua proprietà il governo è suscettibile di democrazia.
Ovunque la libertà è intera si estende pure alla coscienza.
Quando la forma di governo non ammette altro libero esercizio di religione che quello della Nazione o dello Stato, non v'ha allora libertà di coscienza.
Se l'interesse della giustizia è straniero al governo, l'interesse del governo non è straniero alla giustizia.
Siccome l'uomo nelle sue forme rassomiglia alla divinità, di cui si crede l'immagine, egualmente la forma del governo può rassomigliarsi a quella dell'Uomo.
Un popolo, che non sia governato né da sé, né da altri, lo è sempre in ragione di qualche principio esterno, che in lui agisce per mezzo della forza.