Amare significa diventare vulnerabili. Amare è sempre un rischio.
Con la nostra capacità di amare sono risvegliate anche la nostra vulnerabilità e sensibilità più profonda.
In ognuno di noi c'è una profonda ferita d'amore, un grido per essere considerato, apprezzato e guardato come unico ed importante.
L'amore non è fare cose straordinarie o eroiche, ma fare cose ordinarie con tenerezza.
L'amore è dolce e bello ma può essere accompagnato da una terribile paura: la paura dell'avvenire e del rischio di andare troppo oltre, la paura che il tutto conduca soltanto alla morte della nostra cosiddetta libertà, la paura di essere feriti, perché amare significa diventare vulnerabili. Amare è sempre un rischio.
La comunità è il luogo dove sono rivelati i limiti, le paure e l'egoismo di una persona.
Quando le persone hanno tutte le cose materiali di cui necessitano, sembrano non avere bisogno l'una dell'altra. Sono autosufficienti. Non c'è interdipendenza. Non c'è amore.
Quando tocchiamo le nostre tenebre, così profonde, così terribili, ci vergogniamo talmente da voler fuggire.
Quando una comunità non è altro che un luogo di lavoro è in pericolo.