A mano a mano che invecchi, però, alcune amicizie ti sembrano sempre più ingiustificate. E un bel giorno ti chiedi: "A che servono?". E allora interrompi i contatti.
Accettare un vuoto in se stessi è un fatto soprannaturale.
Avremmo voluto, avremmo dovuto, avremmo potuto. Le parole più dolorose del linguaggio.
Ci sono ben poche cose più inutili, dal punto di vista pratico, dei ricordi felici.
Ci sono momenti nella vita che varrebbe la pena spendere mondi interi per acquistarli, momenti così carichi, così densi di emozioni che in qualche modo diventano senza tempo.
Ciò che è inevitabile può anche essere spiritualmente intollerabile, ciò che è giustificabile può essere atroce.
Dobbiamo tutti goderci il nostro tempo qui, finché possiamo. Perché potrebbe finire da un momento all’altro, e nessuno di noi può sapere quando, o come. È questo il problema con la felicità.
Era inutile cercare di ricatturare il passato, ritornare a scene di una felicità perduta da tempo in cerca di resti, di consolanti souvenir.
Forse il caos e la casualità sono l’ordine naturale delle cose.
Il linguaggio è un traditore, un agente segreto doppiogiochista che scivola inavvertito tra un confine e l’altro nel cuore della notte.
L'umanità si è sbizzarrita nell’escogitare nuovi modi per evitare di parlarsi.
La vita comincia ad avere senso solo quando ti rendi conto che a volte, spesso, continuamente, due idee del tutto contraddittorie possono essere egualmente vere.
Mi domando se l'esperienza possa veramente essere distillata e ridotta a pochi momenti straordinari, forse sei o sette, che ci vengono concessi in una vita intera.
Mi sentivo più felice quando dormivo che da sveglio. Facevo sogni bellissimi.
Nelle foto si sorride sempre, ed è per questo che non dovremmo mai fidarci di ciò che ritraggono.
Non c'è niente che si possa dire di una felicità perfetta, impeccabile e senza ombre; niente, salvo la certezza che dovrà finire.
Non sappiamo bene chi siamo, finché non sopravviene una nuova circostanza a rivelarcelo.
Quando perdi qualcuno e questo qualcuno ti manca, tu soffri perché la persona assente si è trasformata in un essere immaginario: irreale. Ma il tuo desiderio di lei non è immaginario. Così è a quello che devi aggrapparti: al desiderio. Perché è reale.
Riuscire a percepire la continuità che in qualche modo segna la nostra vita, a sentire il passato non come un ignobile segreto da chiudere a doppia mandata dentro di sé ma come un qualcosa carico di stupori e meraviglie, che si poteva condividere.
Se è la fortuna a dar forma alla nostra esistenza, allora tutto è arbitrario e senza senso.
Tutti noi abbiamo i nostri ricordi, li coltiviamo e diamo loro la forma più consona alle nostre esigenze.
Una fotografia è ben poca cosa. Può catturare soltanto un momento, tra milioni di momenti, nella vita di una persona, o di una casa.
Una frazione di secondo e un’eternità diventano interscambiabili quando provi emozioni intense.
È meno spaventoso riconoscere di essere dipendenti dalle bevande blandamente stimolanti piuttosto che ammettere di essere del tutto dipendenti dalla compagnia di altre persone.
È molto più carino sentirsi annoiati, o indifferenti, o privi di emozioni e pensare: "Tra qualche minuto, o tra qualche giorno, o tra qualche settimana sarò felice", piuttosto che essere felici e sapere, anche se inconsciamente, che il prossimo cambiamento emozionale sarà un allontanamento dalla felicità.
È possibile, se non necessario, coltivare idee contraddittorie; accettare la verità di due cose che si contraddicono a vicenda. Questa è una delle condizioni fondamentali della nostra esistenza.