Fortunatamente la psicoanalisi non è l'unico mezzo per risolvere i conflitti interiori. La vita stessa rimane ancora l'autentica efficace terapista.
I conflitti nevrotici non si risolvono per decisione razionale. I tentativi di soluzione del nevrotico non sono soltanto inutili, ma dannosi. Però questi conflitti possono essere risolti cambiando la condizione interna della personalità che li ha fatti sorgere. Ogni pezzo di lavoro analitico bene eseguito cambia queste condizioni per il fatto che rende una persona meno debole, meno timorosa, meno ostile e meno alienata da sé stessa e dagli altri.
Il nevrotico si aspetta un mondo di bene dai mutamenti esteriori, ma inevitabilmente porta sé stesso e la sua nevrosi in ogni situazione.
Il nevrotico vive tra due alternative, di orgoglio e di disprezzo di sé, di modo che una ferita inferta all'orgoglio lo precipita negli abissi del disprezzo di sé stesso.
Il vivere con conflitti irrisolti implica, in primo luogo, un rovinoso spreco di energie umane, causato non soltanto dai conflitti stessi, ma da tutti i tortuosi tentativi di rimuoverli.
Nonostante i suoi conflitti, un nevrotico può sentirsi contento, in certi momenti, e può godere delle cose verso le quali si sente portato. Però la sua felicità dipende da troppe condizioni per poter essere un avvenimento frequente.
Ogni sintomo nevrotico indica un conflitto sottostante; cioè, ogni sintomo è più o meno la diretta conseguenza di un conflitto.
Tutti abbiamo la capacità di cambiare, di cambiare anche in modo sostanziale, finché viviamo. Questa convinzione è sostenuta dall'esperienza. L'analisi è uno dei mezzi più potenti per provocare cambiamenti radicali, e meglio comprendiamo le forze operanti nella nevrosi, maggiore la nostra possibilità di produrre il cambiamento desiderato.