Come molti mobili sono calchi del corpo umano, forme vuote per accoglierlo così tutto l'ambiente finisce col diventare un calco dell'anima, l'involucro senza il quale l'anima si sentirebbe come una chiocciola priva della sua conchiglia.
L'uomo che non ha senso della casa e che non si sente commuovere dall'armonia dei begli arredi è per me, come per Shakespeare, colui che è sprovvisto di senso musicale, nato per il tradimento, per gl'inganni, per le rapine. I moti del suo animo son foschi come la notte, i suoi appetiti neri come l'Erebo. Non fidarsi d'un uomo siffatto.
La casa è l'uomo, "dimmi come abiti e ti dirò chi sei".
Questo e non altro è, nella sua ragione più profonda, la casa: una proiezione dell'io; e l'arredamento non è che una forma indiretta del culto dell'io.
Sottoposta alla psicoanalisi la figura del collezionista non ne esce bene, e dal punto di vista etico c'è certamente in lui qualcosa di profondamente egoistico e limitato, di gretto addirittura.