La tassazione costituisce un furto puro e semplice, anche se su scala grandiosa e colossale, che nessun criminale comune potrebbe mai sperare di compiere.
Lo Stato, a differenza di quanto accade con una banda di malfattori, non è considerato una organizzazione criminale; anzi, solitamente i suoi tirapiedi hanno rivestito le posizioni più elevate nella società. Si tratta di una condizione che permette allo Stato di cibarsi delle proprie vittime e, al tempo stesso, di raccogliere il sostegno, o almeno l’acquiescenza, di gran parte di esse a questo processo di sfruttamento.
Mentre il furto commesso da una persona o da più persone o gruppi è un male, se è lo Stato a compiere tali azioni, allora non si tratta più di un furto, bensì dell’atto legittimo, e perfino consacrato, detto “tassazione”.
Se il grosso della popolazione fosse realmente convinto dell’illegittimità dello Stato, se fosse convinto che esso non è altro che una banda di criminali in grande stile, lo Stato deperirebbe rapidamente e non godrebbe di maggiore considerazione o durata di una qualsiasi organizzazione mafiosa.
Soltanto lo Stato realizza le proprie entrate con la coercizione, minacciando pene severe qualora esse non si dovessero materializzare. Questa coercizione va sotto il nome di “tassazione”, sebbene in altre epoche sia stata definita “tributo”.