A chi nuoce la povertà? A chi pazientemente non la tollera.
Chi è colui che ben vive? Colui che celatamente vive.
Come chiameremo noi veramente le ricchezze? Gravezze della mente, lacciuoli dei piedi, spine che ci traffigono il cuore.
Come si può conoscere l'amico certo? Nelle cose incerte.
Perché biasirnasi da' savi la vita negligente e studiosa delle delicatezze?
Forse perché i dolori crescon insieme con i piaceri.
Perché dipingesi esser cieca la fortuna? Percioché ella rende ciechi i favoriti suoi.
Perché si vieta il lodare e il bisimar se stesso? Percioché l'uno è segno di vanità, e l'altro è segno di pazzia.
Qual sorte d'uomini reputò più beata l'antichità? Quella che sapeva star nei negocii senza pericolo, e viver in ocio con dignità.
Qual stimate voi sia la propia condizione del avaro? Il tormentarsi per istrema cupidigia d'avere, e roso sempre stare di non perdere quel che si possiede.
Qual è colui che veramente dir si può forte? Colui che se stesso vince, e non altri.
Quale è la più onesta avarizia che si possa ritrovare? Ella è quella del tempo, quando utilmente si consumano le ore.
Quali sono coloro che meno temono la morte? Quei che meno agiati si ritrovano in questo mondo.
Quali sono quelle cose che sì di rado stanno insieme? L'esser bello e casto, savio e ricco giovine e continente, vecchio e non geloso.