Ci sono due tipi di musica: quella che si ascolta, quella che si suona.
Ciò che io posso definire non può realmente pungermi. La impossibilità di definire è un buon sintomo di turbamento.
Ciò che la fotografia riproduce all'infinito ha avuto luogo una sola volta: essa ripete meccanicamente ciò che non potrà mai più a ripetersi esistenzialmente.
Ciò che reclamo è vivere la piena contraddizione del mio tempo, che mai così
bene ha reso al sarcasmo la condizione della verità.
Come geloso, io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero di esserlo, perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l'altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità: soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri.
Davanti all'obiettivo io sono contemporaneamente: quello che io credo di essere, quello che vorrei si creda io sia, quello che il fotografo crede io sia, e quello di cui egli si serve per far mostra della sua arte.
Gli uomini creano spesso mode aberranti per vendicarsi delle donne.
Il linguaggio è una pelle: io sfrego il mio linguaggio contro l’altro. È come se avessi delle parole a mo’ di dita, o delle dita sulla punta delle mie parole.
Io desidero il mio desiderio, e l'essere amato non è altro che il suo accessorio.
L'immobilità della Foto è come il risultato di una maliziosa confusione di due concetti: il Reale e il Vivente.
La fotografia è violenta: non perché mostra delle violenze, ma perché ogni
volta riempie di forza la vista, e perché in essa niente può sottrarsi e neppure
trasformarsi.
La gelosia è un'equazione a tre termini permutabili: si è sempre gelosi di due persone contemporaneamente: io sono geloso di chi amo e di chi lo ama. L'odiosamato (il rivale) è anche amato da me: esso m'interessa, m'incuriosisce, mi affascina.
La giustizia è un'operazione di bilancia: e la bilancia può pesare l'identico con l'identico.
La letteratura non permette di camminare, ma permette di respirare.
La letteratura è un codice che occorre accettare di decifrare.
La lettura é in fondo un'attività tautologica.
La vita è fatta di piccole solitudini.
Le parole non sono mai pazze... è la sintassi che è pazza.
Lo specchio non capta altro se non altri specchi, e questo infinito riflettere è il vuoto stesso.
Nel languore amoroso qualcosa se ne va, senza fine; è come se il desiderio non
fosse nient'altro che questa emorragia. La fatica amorosa è questo: una fame amorosa che non viene saziata, un amore che rimane aperto.
Nella mia vita, io incontro migliaia di corpi; di questi io posso desiderarne
delle centinaia; ma di queste centinaia, io ne amo uno solo. L'altro di cui io
sono innamorato mi designa la specialità del mio desiderio.
Nessuno ha voglia di parlare dell’amore, se non è per qualcuno.
Quelli che trascurano di rileggere si condannano a leggere sempre la stessa storia.
Solo chi crede di essere amato può essere geloso, e solo chi ama può tradire.
Solo la montagna, la gola, il passo e il torrente possono accedere al pantheon del viaggio, indubbiamente nella misura in cui sembrano sorreggere una morale dello sforzo e della solitudine.
Una foto non può essere trasformata filosoficamente, essa è interamente gravata dalla contingenza di cui è l'involucro trasparente e leggero.
Voler scrivere l'amore, significa affrontare il guazzabuglio del linguaggio: quella zona confusionale in cui il linguaggio è insieme troppo e troppo poco, eccessivo e povero.
È probabile che se a nostra volta sbarcassimo su Marte quale l'abbiamo costruito non vi troveremmo altro che la Terra stessa, e tra questi due prodotti di una medesima Storia non sapremmo risolvere qual è il nostro.