Una tremenda siccità aveva colpito la regione.
L’erba era prima ingiallita e poi appassita.
Si erano inariditi i cespugli e gli alberi più fragili.
Neppure una goccia d’acqua pioveva dal cielo e le mattine si presentavano alla terra senza la lieve frescura della rugiada.
Migliaia di animali, piccoli e grandi, stavano morendo.
Pochissimi avevano la forza per sfuggire al deserto che ingoiava ogni cosa.
La siccità si faceva ogni giorno più dura.
Persino i forti e vecchi alberi, che affondavano le radici nella profondità della terra, persero le foglie.
Tutte le fontane e le sorgenti erano esaurite.
Ruscelli e fiumi erano inariditi.
Solo un piccolo fiore era rimasto in vita, poiché una piccolissima sorgente dava un paio di gocce d’acqua.
Ma la sorgente disperava:
“Tutto è arido e assetato e muore.
E io non posso farci nulla.
Che senso hanno le mie due gocce d’acqua?”
Lì vicino c’era un vecchio e robusto albero.
Udì il lamento e, prima di morire, disse alla sorgente:
- Nessuno si aspetta da te che tu faccia rinverdire tutto il deserto.
Il tuo compito è tenere in vita quel fiorellino.
Niente più!
Siamo tutti responsabili di un fiorellino.
Ma ce ne dimentichiamo spesso per lamentarci di tutto quello che non riusciamo a fare.