Amare se stessi è un grande atto di umiltà, di conciliazione con i propri limiti, le proprie paure e le proprie insufficienze.
Il cuore dell'uomo è insufficiente. Un lungo amore alla fine lo stanca. È costretto a riposarsi o a mutare.
L'eccesso non è meglio dell'insufficienza.
L'invidia soffre per la buona fortuna del prossimo, e non potendo godere, per insufficienza propria, dei propri successi, gode malignamente degli insuccessi altrui.
La noia, per me, e propriamente una specie di insufficienza o inadeguatezza o scarsità della realtà.
Niente è tanto insopportabile per l'uomo come il rimanere in un riposo assoluto, senza passione, senza affari, senza divertimento, senza applicarsi. Allora avverte il proprio nulla, l'abbandono, l'insufficienza, la dipendenza, l'impotenza, il vuoto. Dal fondo della sua anima uscirà quanto prima la noia, l'orrore, la tristezza, il dolore, il dispetto, la disperazione.
Vincitore è chi sa ammettere la propria insufficienza e le proprie sconfitte senza metterle in conto alla malvagità degli altri o al disordine del mondo, chi non si lascia abbagliare dalle proprie idiosincrasie e chi non idolatra le proprie debolezze, ma riconosce, al di sopra di sé, dei valori e una legge, rispetto ai quali la sua psicologia o la sua vicenda personale sono di secondaria importanza.