A volte ci vuole più coraggio a non suicidarsi che a suicidarsi.
Ai nostri tempi il suicidio è un modo di sparire, viene commesso timidamente, silenziosamente, schiacciatamente. Non è più un agire, è un patire.
Anche l'uomo più sano e più sereno può risolversi per il suicidio, quando l'enormità dei dolori e della sventura che si avanza inevitabile sopraffà il terrore della morte.
Bisogna amarsi molto per suicidarsi.
C'è un solo problema filosofico veramente serio: il suicidio. Giudicare se la vita vale o non vale la pena di essere vissuta significa rispondere alla questione fondamentale della filosofia.
Che cosa ci si può aspettare da un mondo in cui quasi tutti vivono solo perché non hanno ancora trovato il coraggio di spararsi?
Chi è disposto a togliersi la vita per un ideale, è disposto anche a togliere la vita ad un altro, in nome dello stesso ideale. Tutte le dottrine che cominciano con dei martiri finiscono con un'inquisizione.
Ci sono molti che non osano uccidersi per paura di quello che diranno i vicini.
Colui che per sbadataggini successive, ha trascurato di uccidersi, fa a se stesso l'effetto di un veterano del dolore, di un pensionato del suicidio.
Come le luci del penitenziario si smorzano quando viene accesa la corrente per la sedia elettrica, così trema il nostro cuore davanti a un suicidio, perché non vi è una sola morte volontaria per la quale l'intera società non sia da biasimare.
Confutazione del suicidio: non è poco elegante abbandonare un mondo che si è messo così di buon grado al servizio della nostra tristezza?
Conosco un uomo che ha smesso di fumare, di bere, di fare sesso e di mangiare pesante. È rimasto in salute fino a che non si è suicidato.
Disertore può chiamarsi il suicida.
Epitaffio del suicida: veni vidi fugi.
Esiste soltanto un tipo di suicidio che può essere definito vile, ed è quello che non si è mai avuto il coraggio di commettere pur avendoci pensato tutta una vita.
Gli inganni riescono a volte, ma vanno sempre incontro al suicidio.
I bambini devono imparare che hanno la possibilità di scegliere. Crederanno di poter scegliere soltanto se offrite loro alternative. I suicidi, ad esempio, sono coloro che vedono l'aspetto più limitato della vita, che non hanno scelta.
I suicidi sono omicidi timidi. Masochismo invece di sadismo.
I suicidi sono solo degli impazienti.
Il gusto del suicidio è un dono, un sesto senso, non so cosa, ci si nasce.
Il maggiore torto del suicida è non d'uccidersi, ma di pensarci e non farlo. Niente è più abbietto dello stato di disintegrazione morale cui porta l'idea, l'abitudine dell'idea del suicidio.
Il pensiero del suicidio è un energico mezzo di conforto: con esso si arriva a capo di molte cattive notti.
Il solo crimine perfetto è il suicidio. Perché è unico e senza appello, al contrario dell'omicidio che deve ripetersi senza fine. Poiché realizza la confusione ideale tra il carnefice e la vittima.
Il solo momento in cui un uomo può ragionevolmente uccidersi non è quando la vita è intollerabile, ma quando preferirebbe non viverla anche se diventasse tollerabile o persino piacevole.
Il successo e il fallimento sono entrambi difficili da sopportare. Insieme al successo arrivano le droghe, il divorzio, l’adulterio, la prepotenza, i viaggi, la meditazione, le medicine, la depressione, la nevrosi e il suicidio. Con il fallimento viene il fallimento.
Il suicida è uno che ha colto la morte di sorpresa.
Il suicida è uno che, anziché cessar di vivere, sopprime solo la manifestazione di questa volontà: egli non ha rinunciato alla volontà di vita, ma solo alla vita.
Il suicidio dimostra che ci sono nella vita mali più grandi della morte.
Il suicidio ha un solo difetto: quello di attribuire alla vita un’importanza che non merita.
Il suicidio non è voler morire, è voler scomparire.
Il suicidio permette di sfuggire alla vita; ma non permette di sfuggire alla caricatura postuma, e specialmente alla caricatura fatta, per leggerezza e passione, delle ragioni del vostro suicidio.
Il suicidio può servirci in certo modo da consolazione poiché ci dà la certezza che anche noi nel peggiore dei casi possiamo ricorrere a questa scappatoia possibilità che altrimenti sembra dubbia tanto è contro natura.
Il suicidio richiede un destinatario o dei destinatari. Qualcuno che noi decidiamo di punire.
Il suicidio è irrazionale perché, rinunciando alla vita a causa del disgusto che essa mi provoca, io mostro di avere un concetto errato dello scopo della mia vita, supponendo che serva al mio piacere, mentre essa ha per scopo, da un lato, il mio perfezionamento personale e dall'altro la cooperazione all'opera generale che si compie nel mondo.
Il suicidio è l'estremo tentativo di migliorare la propria vita.
Il suicidio è l'ultimo atto col quale un uomo possa dimostrare che ha dominato la propria vita.
Il suicidio è un modo per dire a Dio: "Non puoi licenziarmi, sono io che me ne vado".
Il suicidio è una cosa che non ha né diritti né doveri. Di fronte a esso ci sono soltanto due sentimenti: di pietà, di enorme pietà, per lo stato di disperazione che ha condotto la vittima al suicidio. E di rispetto. Di altrettanto rispetto per il coraggio che ha chi resta vittima di questa cosa.
Il suicidio, lungi dall'essere negazione della volontà è un atto di forte affermazione della volontà stessa e ne deriva che la distruzione di un fenomeno isolato è azione in tutto vana e stolta.
Il suicidio, per il fatto di essere una scelta radicale, paradossalmente in fondo è più facile: un gesto, e via.
Il suicidio, solo atto veramente normale, per quale aberrazione è diventato l'appannaggio dei tarati?
In alternativa al suicidio, che esige qualche virtù manuale e morale di difficile uso, ammutinarsi contro la vita.
L'inclinazione al suicidio è tipica degli assassini timorati, rispettosi delle leggi; avendo paura di uccidere, sognano di annientarsi, certi della loro impunità.
L'istinto di autoconservazione è a volte la molla del suicidio.
L'ossessione del suicidio è caratteristica di colui che non può né vivere né morire, e che non distoglie mai l'attenzione da questa duplice impossibilità.
L'ubriachezza è un suicidio temporaneo.
L'unico omicidio lecito è il suicidio.
L'uomo non ha mai il diritto di uccidersi.
La gente crede sempre che ci si uccida per una ragione. Ma si può benissimo uccidersi per due ragioni.
La migliore forma di suicidio è quella di sparare nello specchio.
La modestia sincera è un suicidio: si è sempre creduti sulla parola.
La noia ha creato più giocatori dell'avarizia, più ubriachi della sete, e forse più suicidi della disperazione.
La ragione vera, l'unica ragione per la quale noi condanniamo il suicidio si è questa: che il suicida, in quanto tale è un negatore della speranza, ossia del nostro istinto vitale.
Le civiltà muoiono di suicidio, non di assassinio.
Lo stoicismo, religione che ha un solo sacramento, il suicidio!
Morire è essere totalmente altri. Per questo il suicidio è vigliaccheria; è offrirci completamente alla vita.
Nessuno si è mai tolto volontariamente la vita. Il suicidio è una condanna a morte della cui esecuzione il giudice incarica il condannato.
Non c'è rifugio dalla confessione tranne il suicidio, e il suicidio è una confessione.
Non c'è salvezza fuori del suicidio.
Non che il suicidio sia sempre follia. Ma in genere non è in un accesso di ragione che ci si ammazza.
Non manca mai a nessuno una buona ragione per uccidersi.
Non si dovrebbe mai uccidere un uomo che sta per commettere suicidio.
Non sprecate il vostro suicidio, ammazzate prima qualcuno che vi è odioso.
Non vale la pena uccidersi, dato che ci si uccide sempre troppo tardi.
Onorevole è il suicidio nel momento in cui la malattia rende la morte preferibile alla vita.
Pirandello diceva che vi sono tre soluzioni all'esistenza: la pazzia, l'omicidio o il suicidio. Io per non sbagliare le ho scelte tutte e tre.
Più il dolore è determinato e preciso, più l'istinto della vita si dibatte, e cade l'idea del suicidio.
Quando ci si toglie la vita, si vuol far sì che gli altri si disperino. Ma se così facendo crediamo di dar loro soddisfazione, allora la nostra vita
ce la teniamo.
Quante persone hanno voluto suicidarsi e si sono contentate di strappare la propria fotografia.
Rimuginare su una vita troncata... è già una forma di suicidio... come tante altre.
Rinunciare ad amare è un suicidio cosciente.
Se siete dell'opinione che contemplare il suicidio è prova sufficiente di una natura poetica, non dimenticate che le azioni parlano più forte delle parole.
Si chiama suicidio ogni caso di morte che risulti direttamente o indirettamente da un atto positivo o negativo compiuto dalla stessa vittima pienamente consapevole di produrre questo risultato. Il tentativo di suicidio è l'atto così definito ma arrestato prima che ne risulti la morte.
Si vive in un’epoca nella quale l’unica condizione per un’esistenza autentica è diventata il suicidio.
Si è liberi veramente quando ci si può suicidare senza arrecare danno o dolore o rimpianto a nessuno: la libertà è la forma intermedia della solitudine, il suicidio la forma estrema dell'unica compagnia che ti è rimasta.
Suicida: un tipo troppo impaziente.
Tra il suicidio e la traspirazione non esitare. Versare il proprio sangue è ammirevole quanto è immondo versare il proprio sudore. Se ti darai la morte, non suderai mai più e la tua angoscia sarà finita per sempre.
Uccidersi era una buona soluzione nelle epoche in cui il suicidio era rispettato in quanto protesta o ammissione di sconfitta. Oggi non significa niente. Ci si ammazza per disturbi nervosi o per difficoltà finanziarie.
Un uomo che ha fede è un uomo al quale è precluso il rimedio del suicidio.
Una donna è senz'altro in grado di sostituire adeguatamente con la cattiveria il coraggio che le manca per suicidarsi.
Una volontà che si spinge fino al suicidio può generare una dedizione definitiva e senza speranza.
Uno dei mali provocati dall'allungamento artificiale della vita è che molti, vogliosi di mettere fine ai loro giorni, sono costretti a rimandare l'atto liberatore perché i loro vecchi, a cui non possono infliggere il dolore del proprio suicidio, sono ancora vivi.
Vi sono suicidi invisibili. Si rimane in vita per pura diplomazia, si beve, si mangia, si cammina. Gli altri ci cascano sempre, ma noi sappiamo, con un riso interno, che si sbagliano, che siamo morti.
Vi è solamente un problema filosofico veramente serio: quello del suicidio. Giudicare se la vita valga o non valga la pena di essere vissuta, è rispondere al quesito fondamentale della filosofia.
Vi è solo un problema filosofico veramente serio: quello del suicidio. Giudicare se la vita valga o non valga la pena di essere vissuta è rispondere al quesito fondamentale della filosofia.
Viene un momento in cui qualcosa si spezza dentro, e non si ha più né energia né volontà. Dicono che bisogna vivere, ma vivere è un problema che alla lunga conduce al suicidio.
Vivo solo perché è in mio potere morire quando meglio mi sembrerà: senza l'idea del suicidio, mi sarei ucciso subito.
È facile uccidersi senza morire.