Abbandona l'ira, trascura l'orgoglio, passa oltre ogni vincolo: nessun dolore tocca l'uomo distaccato da nome e forma, e che non possiede nulla.
Adirarsi è facile. Ma adirarsi con la persona giusta, nel momento giusto, per il giusto motivo, è difficile.
Alcuni filosofi hanno definito l’ira come una follia di breve durata; infatti è ugualmente incapace di controllarsi, dimentica del buon contegno e dei vincoli di parentela, cocciutamente impegnata a dar compimento alle proprie iniziative, chiusa ai consigli della ragione, sconvolta da motivi futili, incapace di distinguere la giustizia e la verità, in tutto simile alle frane che si infrangono su ciò che travolgono.
Ben più gravi sono gli effetti prodotti in noi dall’ira e dal dolore, con cui reagiamo alle cose, che non quelli prodotto dalle cose stesse, per le quali ci adiriamo o ci addoloriamo.
Cancella con le lacrime l'ira della persona che ami.
Chi lavora con l'ascia non può fare se non lavori grossi. Le operazioni più delicate della vita non si possono eseguire con ira e con violenza.
Chi vince la propria ira supera il più grande dei nemici.
Chi vive guidato dalla ragione si sforza, per quanto può, di ricambiare l'odio,
l'ira, il dispregio, eccetera, di altri contro di lui, con l'amore, ossia con la generosità.
Con la donna non cadere né in dimostrazioni d'affetto né d'ira, alla presenza d'estranei; ché nell'un caso si dà prova di stoltezza, nell'altro di pazzia.
Contro le cose non conviene adirarsi, giacché esse non se ne curano affatto.
Da' tempo all'ira. Spesso l'indugio non toglie la forza: ma alle forze aggiunge il ragionevole consiglio.
Dall'impeto dell'ira più che dal vino sgorga la verità.
Dolce è l'ira in aspettar vendetta.
Ero irato con il mio amico: glielo dissi, e la mia ira sbollì. Ero irato con il mio nemico: non glielo dissi, e la mia rabbia crebbe.
Facili all'ira sopra la terra siamo noi stirpi umane.
Fortissimo uomo si de’ dire chi vince l’ira.
Il buon guerriero non è aggressivo, un buon combattente non si lascia prendere
dall'ira. Chi sa vincere non ha bisogno di dar battaglia, chi sa guidare gli esseri umani si mette al loro servizio.
Il fulmine è colà dove l'ira abita con il potere.
Il saggio deve essere equilibrato, e per agire da forte deve far ricorso alla forza, non all’ira.
Il saggio non provocherà mai l'ira dei potenti, anzi la eviterà, come in navigazione si evitano le tempeste.
Il silenzio è il linguaggio di tutte le forti passioni, dell'amore (anche nei momenti dolci) dell'ira, della meraviglia, del timore.
Io so che l'odio come l'ira hanno la loro funzione nello sviluppo della società, perché l'odio dà la forza e l'ira sprona al mutamento.
Irarsi contro un potente è cercarsi un pericolo.
L'autentica pazienza può svilupparsi solo quando si è raggiunta una certa capacità di controllo sulla propria ira.
L'ira degli amanti è un completamento dell'amore.
L'ira di chi ama dura poco tempo.
L'ira e un'erbaccia, l'odio è l'albero.
L'ira fa lievitare l'invenzione, ma scalda troppo il forno.
L'ira infosca la mente, ma fa trasparente il cuore.
L'ira non manca mai di ragioni, ma raramente ne ha una buona.
L'ira rende intelligenti uomini stupidi, ma li mantiene poveri.
L'ira senza forze è vana.
L'ira sfrenata genera pazzia.
L'ira trasforma nel suo contrario tutto ciò che è ottimo e giustissimo. Non consente che si ricordi di alcun dovere colui che da essa è posseduto: fa di un padre un avversario, d’un figlio un parricida, d’una madre una matrigna, d’un cittadino un nemico, d’un re un tiranno.
L'ira è bramosa di punire, e non è affatto conforme alla natura dell’uomo che una tal brama egli nutra nel suo cuore mansueto. La vita dell’uomo si fonda sulle buone azioni e sulla concordia, ed è spinta al patto di comune aiuto non dalla paura ma dall’amore reciproco.
L'ira è irragionevole nelle sue cause e dannosissima ne' suoi effetti, pel furore a cui si abbandona, per gli eccessi a' quali trascorre, per l'avversione altrui, per rimorso, per pentimento. Essa non può esser temperata che dalla pazienza o tolleranza, dal freno dell'orgoglio e del proprio temperamento.
L'ira è temuta come il buio dai bimbi e una piuma rossa dalle fiere. Essa non ha in sé alcunché di saldo o di forte, ma impressiona gli animi fatui.
L'ira è un furore di breve durata, trattieni i tuoi impulsi, che, se non sono sottomessi, comandano.
L'ira è una delle forze dell'animo.
L'ira, furor brevis come la chiamò Orazio, fomenta risse allo stadio, tumulti di disoccupati davanti alla prefettura e parolacce in parlamento.
L'ira: un acido che può provocare più danni al recipiente che lo contiene che a qualsiasi cosa su cui venga versato.
L'uomo irato considera azione disonesta anche la sola intenzione.
L'uomo irato, quando torna in sé, si arrabbia con sé stesso.
La cosa migliore è disprezzare subito i primi sintomi dell’ira e opporci al suo stesso nascere e impegnarci a non cadere in suo possesso. Poiché se comincia a portarci fuori strada, è difficile il ritorno alla salvezza, in quanto la ragione non ha voce una volta che la passione è entrata in noi e la nostra volontà le ha riconosciuto qualche diritto.
La dilazione è il più grande rimedio dell'ira.
La paura è stata la madre originaria della superstizione, e ogni nuova calamità esorta i mortali tremanti a deprecare l'ira dei loro nemici invisibili.
La persona irata sempre pensa a cosa vuole fare, ma non a ciò che realmente può fare.
La ragione dà tempo a entrambi i contendenti, quindi chiede un rinvio anche per se stessa, per avere il tempo di appurare la verità: l'ira ha fretta. La ragione vuol pronunciare un verdetto giusto, l'ira vuole che sembri giusto il verdetto che ha pronunciato. La ragione valuta unicamente la questione di cui tratta, l'ira si lascia impressionare da cose futili ed estranee alla causa.
La ragione vuol prendere la decisione giusta, l’ira vuole che sembri giusta la decisione che ha già preso in partenza.
La ragione è la medicina più efficace contro l’ira.
La superstizione è sostenuta esclusivamente dalla speranza, dall'odio,
dall'ira e dall'inganno, dato che essa trae la sua origine non dalla ragione,
ma dalla sola sensibilità e per di più da una appassionata sensibilità.
Lasciar trapelare ira oppure odio dalle proprie parole o dai propri atteggiamenti è inutile, pericoloso, imprudente, ridicolo, volgare. Non si dovrà quindi mostrare ira né odio, se non attraverso le azioni. Si potrà fare quest'ultima cosa in modo tanto più perfetto, quanto più completamente si è evitata la prima.
Le tigri dell'ira sono più sagge dei cavalli dell'istruzione.
Le tigri dell'ira sono son più sagge dei cavalli della sapienza.
Nei caratteri arditi e fieri non c'è che un passo tra l'essere in collera con se stessi e l'ira contro gli altri: in tal caso gli scatti di furore costituiscono un vivo piacere.
Nell'uomo buono l'ira scompare velocemente.
Nessuno diventa più forte adirandosi, tranne colui che senz’ira non sarebbe stato forte.
Non cedete mai al primo impulso dell'ira: cedete sempre al primo impulso dell'amore.
Non esser facile a irritarti nel tuo spirito, perché l'ira alberga in seno agli stolti.
Proprio e naturale della virtù è godere e gioire: adirarsi non è conforme alla sua dignità, non più che essere triste; eppure la tristezza è compagna dell’iracondia, e ogni forma d’ira si risolve in essa, sia dopo il pentimento sia dopo l’insuccesso.
Qualcuno va incontro alla morte pieno d'ira: solo chi vi si è preparato a lungo, ne accoglie lieto l'arrivo.
Quando sei in preda all'ira non fare e non dire niente.
Questi i cinque pericoli del combattente: essere troppo pronto a morire, troppo preoccupato di vivere, troppo portato dall’ira, troppo attaccato all’onore, troppo emotivo.
Se mi arrenderò al piacere, dovrò arrendermi anche al dolore, alla fatica, alla povertà, anche l’ambizione e l’ira vorranno le mie energie, anzi sarò straziato fra tante passioni. Aspiro alla libertà, questo è il premio a cui sono rivolte tutte le mie fatiche. Mi chiedi che cosa sia la libertà? È indipendenza da ogni cosa, da qualunque circostanza esterna, da qualunque necessità.
Un adirato può non essere irascibile, un irascibile, talvolta, può non essere adirato.
Un sovrano non deve mai portare le sue armate all'ira, un capo non avvierà mai una guerra con il furore.
Un'ira smisurata sfocia nella follia; perciò evita l'ira, per conservare non solo il dominio di te, ma la tua stessa salute.
Una risposta mite allontana l’ira, ma parole malvage suscitano la collera.